calcio riflessione Italo Formosa - Sport Siracusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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calcio riflessione Italo Formosa

Calcio Siracusa origini e storia
La rocambolesca, seppur meritata, promozione in D mi ha suggerito di pubblicare una chicca, tratta da una rubrica tenuta dall'indimenticabile Italo Formosa su "I Siracusani" di Luglio-Agosto 2001.

Il testo della Canzone di cui si parla per il momento l'ho voluto omettere, per evitare di mettere troppa carne al fuoco. Sarà però oggetto di una prossima pubblicazione.


Ortigia sportiva
(da "Ortigia" ottobre 1931)

Un mese: quattro partite, sette punti, tredici goals all'attivo, quattro al passivo, due vittorie fuori casa. Chi avrebbe supposto dopo le incertezze di inizio che la squadra azzurra sarebbe risalita così forte da mettersi in testa alla classifica? Forse nessuno, per un certo senso di amarezza che serpeggiava nell'animo dei tifosi; nessuno, e tutti nello stesso tempo trovavano una fiducia indefinita in questo stesso scoramento. E si è aspettata con trepidanza ognuna di queste due partite fuori casa per commettere il fatale suicidio sportivo a cui ogni tifoso si era votato oppure per ritrovare il coraggio e la gloria dei tempi migliori.

Fortuna per i "Leoncelli" che da tali hanno avuto il fiuto lungo e han sentito l'odor di burrasca che minacciava l'orizzonte. E in quindici giorni, con due smaglianti vittorie, si sono riacquistati la fiducia dei sostenitori, smentendo i falsi allarmi di critiche maligne che vedevano la nostra squadra fra le mediocrità, e assurgendo al meritato posto da cui non dovrebbero più staccarsi. In meno di due settimane gli azzurri hanno fatto rivivere le prodezze dello scorso anno, dimostrando e confermando che sin da allora la squadra era matura - se pur non si voglia ammettere che lo sia stato ai tempi del vecchio "Gargallo" - per la promozione nella Naz. B, e solo circostanze avverse ne hanno attardato l'avveramento. Onore, quindi, ai "leoncelli" che cominciano a far valere cuore e tecnica; senza montature, perché questo vuol essere un elogio e uno sprone per le future battaglie. La meta è ancora lontana ed essi vi dovranno giungere vittoriosi, perché ogni sportivo possa sentirli dentro il cuore come sente ancora i fatidici nomi di Bagnoli, Pioletti, Alvarez, Gamma etc., vecchie casacche che dopo una vittoria pensavano con fermezza a quella seguente, con tale convincimento da far traboccare d'orgoglio il cuore dei tifosi.

Ora la via giusta è trovata. Ai leoncelli il compito di seguirla.

***
Ci corre l'obbligo, stavolta, di farci entrare il Maestro di musica. Perché dite quel che vi pare - e in dissenso con me troverete anche il Maestro medesimo – football e musica son tutt'uno. Questa la mia convinzione. Prendete infatti un manuale calcistico (o un giornale sportivo che sia) e troverete i terzetti, i duetti, gli assoli, il trio d'attacco, il sestetto di difesa, il quintetto di punta, la. fuga; gli stringendo, gli allargando; il giuocatore che cala di tono, quello che gioca in sordina, quello che prende i "do " di petto, il brio, la vivacità, l'armonia di gioco, i monologhi etc. Tutti questi termini ugualmente li troverete in uno spartito di musica da cui sono tolti e adattati, al football. Ciò prova che l'affinità c'è, e non a caso.
Ma parliamo del Maestro di musica, che nel caso nostro vuol essere l'egregio direttore della Banda civica, il Maestro Cav. Alfredo Ceccherini, noto per la valentia con cui ha fatto assurgere ad altro grado di perfezione la Banda stessa; il quale, arrendendosi alle nostre insistenti preghiere, ha allietato le varie vittorie domenicali con l'audizione in Piazza Duomo della "Canzone degli azzurri'''. N'era tempo, perché questa canzone, che è forse la più bella del genere che si sia pubblicata in Italia e che dovrebbe essere l'orgoglio dei siracusani, stava per passare nel dimenticatoio.

Cose di Siracusa! Ma ora ci si è accorti - e ringraziamo ancora il M. Ceccherini che con la sua squisita gentilezza ci ha offerto l'occasione dell'esecuzione in pubblico - che la "Canzone" è troppo bella per essere obliata, e che ad ogni sportivo incombe il dovere di impararla per cantarla nelle occasioni. Buona volontà, che diamine! In altre città canzoni sportive di poco pregio vanno sulla bocca di tutti e noi - in Sicilia siamo i soli ad avere l'inno della squadra di football - non vogliamo comprendere l'utilità e il diletto che da questa nostra canzone si può trarre.

***
E torniamo a bomba per chiudere. In squadra c'è sempre il solito "caso" (anche noi, una volta tanto parliamo del "caso").

Adesso è la volta di Rinesi. Comincia il campionato assai male: abbasso Rinesi. In quel di Agrigento segna il goal e gioca poco bene: beh! può andare. Ad Acireale migliora e segna un bel goal: ma allora è una grande ala!

Questi giudizi, caro Rinesi — ci sia permesso il "caro" — sono legittimi e non c'è da adontarsi. Il pubblico ti vuole un mondo di bene, sol che tu sappia accontentarlo; se no, protesta: ed ha ragione. Ma se continui così, a segnare i goals e a migliorare, allora vedrai di quanta esuberanza è il cuore dei tifosi. Sarai la grande ala che tutti vogliono vedere in te ed entrerai a far parte degli "idoli della folla". Questo succede anche coi grandi assi, perché il pubblico è un pianoforte (e qui c'entra il connubio musicale): se tu ci sai sonar bene sopra ti uscirà la più armoniosa delle melodie.

Suonaci bene... e vedrai.

Me...ne...lao

Gli anni avventurosi degli azzurri


Mi sembra opportuno, a chiarimento dell'articolo precedente, illustrare ciò che in campo calcistico avveniva negli anni descritti sommariamente da Menelao, pseudonimo con il quale firmava i suoi articoli sul periodico Ortigia, lo scrittore e giornalista Agostino Fugali.
Per far questo mi viene in aiuto il compianto collega Nuccio Spada ed il suo volume "Azzurro intenso, azzurro sbiadito":
"Per approntare la squadra che avrebbe disputato il campionato di I Divisione, (1931-32) paragonabile all'attuale serie C, il Siracusa ingaggia dalla Biellese, che non si è potuta iscrivere al campionato di serie B, il portiere Vialardi, i laterali Greppi e Finotto, e l'ala sinistra Vigna.
Oltre a questi vengono acquistati il terzino Riparbelli, l'ala Rinesi, la mezzala Devoto, il centravanti Benedetti e viene ripreso in forza Lumia. "
Questa la formazione del Siracusa che arrivò terzo nel campionato e sfiorò la promozione in serie B, dietro a Salernitana e Messina:
Vialardi, Grandi, Riparbelli; Finotto, Salussoglia, Greppi; Rinesi, Macchi, Benedetti, Lumia, Vigna. Riserve di lusso erano: Belelli (portiere), Della Casa (mediano), Suino (ala destra), Devoto (attaccante).
Il campionato si svolge praticamente con un duello Siracusa-Catanzarese che chiudono appaiati in testa alla classifica con 31 punti. Dovrà decidere lo spareggio che la Catanzarese si aggiudica con uno splendido gol del centravanti Brossi.
Ma chi era questo Rinesi a cui Menelao dedica parte dell'articolo?
Nuccio Spada lo descrive così:
"Rinesi, spezzino, era la classica ala giovane, veloce, guizzante, l'uomo del solitario contropiede. Nello Spezia aveva giocato da mezzala, a Siracusa era stato rilanciato come ala. Nelle partite più subite ripiegava per stare vicino a Macchi, ma senza per questo rinunciare al contropiede, schizzando dal centrocampo in avanti sul diagonale di Greppi o sull'allungo di Salussoglia e Macchi, oppure dialogando con Benedetti."
Dopo la sosta forzata per la guerra, il Siracusa, in virtù dei suoi trascorsi agonistici e dei piazzamenti ad un passo dalla serie B, viene ammesso alla tanto sospirata serie nel campionato 1946-47, per l'allargamento, col riordino dei campionati, a tre gironi di serie B.
Poi verrà tutta la storia di cinquantanni di calcio a Siracusa, conclusasi con l'amarezza della scomparsa del calcio professionistico nella
nostra città
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