Fortificazioni spagnole Efisio Picone - Monumenti medievali

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Monumenti medievali
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Fortificazioni spagnole Efisio Picone

fortificazioni spagnole
Siracusa le fortificazioni dal 500 al 1893


Efisio Picone tratto da Galleria Roma Siracusa di Corrado Brancato, non più esistente ma travasata quasi interamente qui:

https://www.antoniorandazzo.it/a-g-romasiracusa/index.html

Efisio G. Picone

Siracusa, entrata suo malgrado nell'orbita di Roma nel 212 a.C. a seguito del lungo assedio cui la sottoposero le legioni del console Marcello — la Spada di Roma, come lo definirono i suoi estimatori contemporanei — va mano a mano perdendo di importanza ed i suoi confini — politicamente ed economicamente già di respiro mediterraneo — finiscono col ridursi a quelli della sola Ortigia; la città cara ad Eschilo, a Simonide, a Platone, cantata da Pindaro e da tanti altri poeti, conclude la sua parabola nella stessa isoletta che aveva accolto i coloni corinzi di Archia e che sarebbe stata la culla del suo splendore; le fonti storiche non ci dicono se i romani assedianti cantassero irridendo i siracusani « isoletta di pescatori Ortigia tornerai »...
Iniziata la sua rapida decadenza, Siracusa continua ad identificarsi con Ortigia fino a circa venti or sono, se si escludono le propaggini umbertine, direi extraurbane, di Corso Umberto I  (già Rettifilo)  e della borgata Santa Lucia; da questa data e di pari passo con il suo cosiddetto sviluppo industriale, Siracusa torna ad espandersi sino ad occupare oggi, grosso modo, i confini che furono già dell'antica Pentapoli.
Detto questo, risulta abbastanza evidente come ai vari dominatori che si sono avvicendati, dalla conquista romana in poi, premesse apprestare a difesa quel che restava della Pentapoli — Ortigia, cioè — e non già l'entroterra ormai divenuto pascolo di greggi ed armenti.
In epoca bizantina, tuttavia, sotto la pressione delle incursioni arabe, venne riattato il mastio del Castello Eurialo, la poderosa fortezza che la Grecita di occidente ci ha lasciato quale splendido ed inimitabile esempio di architettura e tecnica militari, punto di forza delle Mura Dionigiane, che ancora oggi sovrasta la città dall'Epipoli.
A prescindere da questo intervento storicamente ed archeologicamente comprovato, poco o nulla sappiamo circa opere difensive bizantine, se non quello che ci deriva dalla memorialistica, ed è molto poco.
Gli arabi occuparono Siracusa nell'anno 878 e la tennero, per due secoli, — salvo la brevissima parentesi del Maniace — fino all'anno 1087; ad essi lo storico Tommaso Fazello (in De Rebus Siculis) attribuisce la costruzione del Castello Marieth; sulla scorta di quanto annotato dal Fazello, il Capodieci scrive che quello da lui definito Castello Marchetti in Montedoro, chiamato anche Mairet, Mayretum, Maryecto secondo dizioni arabe corrotte, venne innalzato sulle rovine del palazzo di Dio-nisio I, poi di Jerone II, quindi dei Pretori romani. Esso subì nell'anno 1298, per mare e per terra, l'assedio degli aragonesi; nel 1354, al tempo di Giovanna, Regina di Napoli, nel Castello Marieth vennero accantonate alcune compagnie di armati napoletani; esso andò distrutto completamente dal terremoto dell'agosto 1542 e non ne rimane oggi traccia alcuna, così come nulla di arabo rimane a Siracusa a testimonianza di duecento anni di dominazione, tranne alcuni frammenti ceramici custoditi presso il Museo nazionale di Palazzo Bellomo. Il Castello Marieth fu innalzato a nord-ovest della città, nei pressi dell'istmo che anticamente congiungeva Ortigia alla terraferma, ed in esso trovò rifugio intorno all'anno 1411 la regina Bianca che qui fu assediata da Bernardo Cabrerà, potente signore di Modica.
Non si hanno notizie certe di fortificazioni normanne, mentre di età sveva è il Castello Maniace già illustrato.
Al XIV sec. si faceva risalire la costruzione del Forte Casanuova o Casanova, eretto in prossimità dell'imboccatura del Porto Piccolo la cui configurazione morfologica e topografica era notevolmente differente rispetto a quella attuale; il Forte andò completamente distrutto dal terremoto dell'11 gennaio 1693 (Tav. IV, n. 12); a detta delle fonti esso venne eretto da Alaimo Alagona sulle rovine della torre del tiranno Agatocle, posta all'imboccatura del Porto Piccolo secondo la testimonianza di Diodoro Siculo: l'Alagona vi fece apporre questa epigrafe tramandataci dal Fazello e dal Capodieci: « Hanc Alagona tuus felicem condidit arcem / Magnanimus Jaymus: sit nova dieta Domus »: da qui la definizione di Casanova.
Al volgere del XV sec. Siracusa era quindi tutt'altro che ben munita, e perché si arrivi a concepire un piano organico di fortificazioni, tale da garantire la sicurezza della città, bisogna attendere l'ascesa al trono di Spagna di Carlo V d'Asburgo; fino ad allora l'unica preoccupazione era stata quella di rabberciare alla men peggio le opere esistenti.
Nel 1535, inviato da Carlo V in Sicilia quale viceré, giunge a Siracusa don Ferdinando Gonzaga, fratello del duca di Mantova; sono questi gli anni in cui si fa particolarmente pressante il pericolo di un'invasione turca, resa ancora più probabile dall'alleanza stretta tra Solimano II e Francesco I di Francia. L'ombra minacciosa del corsaro Khair ed Din (o Ariadeno) detto // Barbarossa incombe sulle coste siciliane. Nel 1537, il Gonzaga ispeziona Augusta e Siracusa e qui vien dato inizio ai primi lavori di ammodernamento dei castelli Maniace, Marieth e Casanova; torna nuovamente a Siracusa nel 1540, ma è costretto da un ammutinamento della truppa a rinchiudersi in Castel Maniace, e a questa data risalirebbe la progettazione delle nuove fortificazioni affidata all'ingegnere bergamasco Antonio Ferramolino.

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