catacombe Santa Lucia - Catacombe siracusane

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Catacombe siracusane
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catacombe Santa Lucia

LA CATACOMBA DI SANTA LUCIA

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La catacomba di Santa Lucia si configura come il più antico documento della presenza della Chiesa a Siracusa e in Sicilia, testimoniando la vitalità della comunità cristiana già dalla prima metà del III secolo. L'area funeraria, sottostante l'attuale piazza S. Lucia, è costituita da un cimitero di comunità e da alcuni ipogei di diritto privato, ascrivibili cronologicamente ai secoli III, IV e V. La genesi e lo sviluppo del complesso funerario possono essere seguiti attraverso l'analisi delle quattro regioni (A, B, C, D), tre delle quali risultano a tutt'oggi collegate da gallerie, in buona parte modificate dall'U.N.P.A. (Unione Nazionale Protezione Antiaerea) durante l'ultimo conflitto mondiale.
Simile ai modelli romani si configura l'articolazione del cimitero in più regioni - nate e dall'accorpamento di ipogei di diritto privato e dal reimpiego di preesistenze di natura cultuale (il «Sacello Pagano» della regione C, di età ellenistica) -, lo schema delle gallerie con loculi impilati alle pareti nelle regioni A e B, considerate tradizionalmente le più antiche (metà del III sec.), e l'organizzazione spaziale dei cubicoli, disposti regolarmente lungo le gallerie principali della regione C, generalmente attribuita al periodo postcostantiniano



Ai modelli romani rimandano anche le dinamiche di trasformazione di alcuni luoghi del cimitero. La catacomba di S. Lucia, infatti, rappresenta uno dei pochi casi attestati a Siracusa in cui tre settori - regioni A, C e D -, riservati a sepolture importanti, vengono trasformati in aree di culto nel periodo successivo all'utilizzazione funeraria. Si tratta de: 1) l'oratorio della regione A, il cosiddetto Trogloditico, trasformato in cisterna nel XV secolo, con la volta decorata da un affresco raffigurante i Quaranta Martiri di Sebaste e databile alla prima metà dell'VIII sec., l'unico settore oggi visitabile della catacomba; 2) l'oratorio ricavato nella regione C con affreschi palinsesti, rimasto aperto al culto almeno fino alla metà del XIII sec.; 3) ambiente della regione D.
Tra i tanti fattori di alterazione della struttura originaria del cimitero,  tre possono essere ritenuti i principali: 1) la creazione della basilica soprastante (VI o XII sec.?) e della chiesa del sepolcro di S. Lucia (XVII sec.), che hanno investito con tagli ed interventi demolitivi le regioni B, C e D della catacomba; 2) la realizzazione del sottopassaggio basilica-chiesa sepolcro (XVII sec.), che intercettò alcune diramazioni del livello superiore della regione A e interruppe la sua connessione con l'oratorio della regione C; 3) l'erezione del portico della basilica (XVIII sec.), che ha demolito alcune parti della regione C, trasformata in oratorio in età bizantina.
Le difficili condizioni statiche del complesso ipogeo hanno limitato la fruizione della catacomba, da parte del pubblico, unicamente alla regione A che, per le caratteristiche strutturali (gallerie alte e strette e loculi impilati alle pareti), si configura indubbiamente come un prodotto dell'età precostantiniana.
La regione A è costituita dalla rotonda A, dalle gallerie A e F, raccordate da una scala, e dall'oratorio H, destinato a perdere l'identità originaria in seguito alla creazione di una grande cisterna nel XV secolo. Stessa sorte, qualche secolo dopo, sarebbe toccata al troncone meridionale della galleria F che, con tutta probabilità, originariamente proseguiva fino al sepolcro della santa, inglobato nella chiesa del Seicento.
L'oratorio dei Quaranta Martiri di Sebaste
L'ORATORIO DEI QUARANTA MARTIRI DI SEBASTIA


Tra il 1916 e il 1919, Paolo Orsi riportò alla luce gli affreschi dell'oratorio dei Quaranta Martiri, al cui restauro conservativo la PCAS-Siracusa ha provveduto nel novembre del 2006. La decorazione pittorica era inizialmente nascosta sotto lo strato di malta idraulica, ad eccezione di un unico elemento pittorico della volta: un clipeo raffigurante la Vergine orante. La presenza di questa traccia isolata destò la curiosità di Orsi che fece stonacare la superficie adiacente del soffitto per vedere se il dipinto continuasse. Venne così restituito alla luce l'importante ciclo pittorico.
Poiché la concavità in cui gli affreschi sono situati si trova in corrispondenza del secondo ordine della galleria E, Orsi dedusse che essi facessero parte di un piccolo oratorio ricavato all'interno della stessa galleria e andato in gran parte distrutto durante la costruzione della cisterna H, nel XV secolo.
Dell'originaria struttura architettonica dell'oratorio restano solo la parte più alta della conca absidale, la volta leggermente a botte e il registro superiore della parete sud-est, interamente affrescati. Le parti superstiti dell'oratorio, benché incomplete, consentono comunque di stabilire le dimensioni originarie del piccolo ambiente: in base al perimetro della volta l'oratorio doveva essere lungo 4,30 m e largo 2 m.
L'affresco presenta un complesso schema iconografico scandito da una grande croce gemmata che divide la superficie in quattro settori entro i quali sono raffigurati, a gruppi di dieci, i Quaranta Martiri di Sebastia. Alle estremità inferiori e laterali dei bracci della croce vi sono tre clipei raffiguranti rispettivamente la Vergine orante e due angeli. All'incrocio dei bracci vi è un quarto clipeo con il busto del Cristo Pantocrator, la cui immagine si ripete anche nel frammento pittorico absidale.  La decorazione prosegue lungo la parete sud-est con una teoria di sei Santi a mezzo busto.





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