Ospizio Umberto primo storia - Siracusa era

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Siracusa era
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Ospizio Umberto primo storia

Ospizio Umberto primo

L'ospizio Umberto primo Storia

per il progetto della benemerita Istituzione vedi la pagina dedicata al progettista Gaetano Avolio

Nel 1898 Padre Barreca inviò una istanza alla Regina Margherita per la realizzazione dell'Ospizio la quale assegnò un contributo di lire 150.
Crispi, si limitò a consigliare Barreca di rivolgersi alla amministrazione comunale
Barreca, sollecitò di casa in casa, i consiglieri ad intervenire per la deliberazione a norma di legge, trattandosi di concessione gratuita.
Un solo appezzamento di terreno di 1768 mq.26 disponibile e di forma regolare sul rettifilo dei nuovi quartieri (come si chiamava allora corso Umberto), l'unico adatto alla realizzazione del progetto ma era richiesto da un consigliere comunale che fu convinto a rinunciare e quindi l'appezzamento di terreno venne acquisito per la realizzazione dell'Ospizio Umberto primo.
L'11 marzo 1900, in ossequio alla legge 17 luglio 1890 art.2 sulle Opere pubbliche, con atto notarile, costituì un Comitato Direttivo al di sopra di ogni sospetto e che fu composto dal cav. Vinci Luigi, sindaco di Siracusa, dall'avv. Di Natale Filippo, presidente della Deputazione Provinciale, dal cav. Innorta Francesco, consigliere di Prefettura, dal i-ttv. Francica Nava Michele dei baroni di Bondifè e dal sac. Concetto Barreca.
Fu lanciato un appello a tutti i cittadini senza distinzione e sottoscrissero la deludente raccola: l'arcivescovo Fiorenza con 200 lire; la contessa Gualandi-Gargallo diede mille lire e altri da una a cento lire, si da raggiungere la somma di lire 4.000. Nonostante la deludente raccolta, il comitato decise di iniziare i lavori ricorrendo a un prestito presso la Banca d'Italia a firma di ciascun componente del comitato. 1/11 febbraio 1900 ebbe luogo, così, la solenne cerimonia della posa della prima pietra con grande concorso di popolo, D.O.M. Domenica di Settuagesima IX febbraio dell'anno santo MCM da monsignor Giuseppe Robino Vicario Generale presenti autoriti e popolo questa prima pietra benedisse e pose per la costruzione di questo oratorio dedicato a Maria Vergine del
Alla pietra, calata nelle fondazioni, fu legato un tubo di piombo e nel 1923, dopo il decreto di erezione in ente morale, venne costituito definitivamente il Consiglio composto da cinque membri: 1. un rappresentante del Consiglio Provinciale; 2. un rappresentante del Consiglio comunale; 3. l'Arcivescovo prò tempore o suo rappresentante 4. il ssc. dott. Conoetto Barreca a vita perchè fondatore dell'Ospio; il quinto da nominarsi dal Prefetto della Provincia d'accordo col Consiglio direttivo.
Fu così che nacque una benemerita Istituzione con lo scopo di costruire un fabbricato per il ricovero, alimento, educazione civile, morale e religiosa di tutti fanciulli della Provincia che sotto il nome di abbandonati comprendono gli esposti, gli orfani, i figli dei carcerati ed anche quei fanciulli i quali quantunque abbiano viventi i genitori, nondimeno o per l'estrema miseria, o per inabilità al lavoro di questi, si presentino destituiti di ogni umano soccorso.
Fu avversato dai Massoni del tempo, ma il sogno di monsignor Barreca si realizzò sebbene un procedimento contro l'appaltatore per la morte di un giovano manovale voleva trasformarsi procedimento contro il Barreca.
L'arcivescovo Fiorenza, che aveva seguito con benevolenza le tante vicessitudini della nascita dell'ospizio, non fu presente alla inaugurazione ufficiale avvenuta nel mese di giugno alla presenza delle autorità; il 2 maggio, infatti, verso mezzogiorno era partito modestamente alla volta di Roma, ove rinunciò all'Arcidiocesi per ritirarsi nella sua Monreale.
Solo dopo il disastroso terremoto di Messina si pensò di completare il piano superiore con il contributo di lire 7.500 donato da Miss Davis, una americana, su interessamento della marchesa Di Rudinì, e dal Vescovo che diede 10.000 lire per i materiali occorrenti per preparare l'alloggio agli orfani del terremoto.
L'arcivescovo diede altre 8.200 lire per l'impianto di una piccola tipografia, da servire come scuola d'arte grafica per i piccoli ospiti dell'Istituto.
Ci fu anche un tentativo del Comune di Siracusa di utilizzare l'ospizio per il nuovo Istituto Tecnico comunale.
L'Ospizio fu requisito; gli orfani furono restituiti ai parenti. L'Ospizio fu consegnato al Municipio che a sua volta lo consegnò alle Autorità militari. Nel verbale di consegna fu scritto "che non appena cessata la causa della chiusura, esso sarà riaperto ai sensi della deliberazione consiliare del 28 giugno 1899.
Provvidenzialmente l'avvocato Corrado Scirpa di Avola designò erede universale il suo l'Ospizio con circa 1.100.000 lire tra beni rustici, urbani, rendite e canoni, anche se gli eredi legittimi tentarono con ogni mezzo di impedirlo.
Negli anni 1940/45, durante la guerra, i fanciulli furono costretti a trasferirti a Palazzolo e, poi, a Noto per l'occupazione dell'Ospizio dai soldati italiani, inglesi.
Tutto finì con la cessione a privati della chiesa e del benemerito Istituto "inventato" e realizzato da Padre Barreca da Floridia.
Fine della storia ricordando la speculativa scelta dell'allora Arcivescovado che vendette un benemerito sito storico e prezioso.
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