massoneria Siracusa
Castello appartenente alla Loggia Ardore di Catania e con il Cav. Francesco Saverio Landolina, Capitano di Giustizia e cultore di archeologia e di filologia classica.
Landolina era stato negli anni precedenti al 1785 Maestro Venerabile di una Loggia di Siracusa, della quale non si hanno notizie certe se non quella che fu fondata dal Principe di Lorena.
Una Loggia
Nel 1785, peraltro, a Siracusa funzionava una loggia dipendente da un gruppo irregolare di Napoli, facente capo al Principe di Sansevero, i cui lavori e le relative ammissioni avvenivano in maniera poco ortodossa.
Sen. E. Di Giovanni
Münter, ignorò tale loggia ed anzi, il 10 luglio del 1788 scriveva a Landolina sull’opportunità della costituzione di una loggia massonica professante il Regime Scozzese Rettificato, considerando anche il fatto che la città, per le sue caratteristiche marinare, era punto di incontro di gente di nazionalità diversa.
Già nella vicina cittadina di Augusta, nel 1766, era stata fondata una loggia dal titolo distintivo di Fidele, posta all’obbedienza della Gran Loggia Provinciale Olandese per Napoli e la Sicilia e successivamente all’obbedienza della Gran Loggia Provinciale Inglese. In ogni caso, la data di costituzione della prima loggia massonica a Siracusa è il 1825, allorché si hanno le prime notizie della loggia chiamata Timoleonte.
Alla loggia appartennero tutti i patrioti siracusani che si batterono contro il regno borbonico e fu luogo importante di cospirazione antiborbonica. Formò, infatti, le classi dirigenti che guidarono le sorti della città anche dopo l’unità.
Canonico E. Bufardeci
Nomi come quelli di Chindemi, Pancali, Greco Cassia, Bufardeci, personaggi cui la città ha dedicato vie ed edifici, erano massoni e nella massoneria trovarono facile humus per le loro idee.
L’aneddotica massonica narra che il canonico Emilio Bufardeci fu in grado di non fare intercettare dalla flotta inglese, che navigava lungo le coste siciliane i piroscafi di Garibaldi che veleggiavano verso la Sicilia per compiere l’impresa dei Mille, grazie ai suoi contatti massonici che arrivavano fino alla monarchia inglese.
La Loggia Timoleonte - da subito all’obbedienza del neo costituito Grande Oriente d’Italia - fu l’unica loggia cittadina. Almeno fino al 1894, anno in cui per la prima volta fu fondata la Loggia Archimede. Le due logge si fusero nel 1898 in un’unica loggia dal titolo distintivo Timoleonte-Archimede.
All’alba del nuovo secolo il titolo distintivo della loggia sarà definitivamente quello di Archimede.
L’Archimede, come tutte le logge del Grande Oriente d’Italia, fu protagonista anche a livello locale del dibattito politico e sociale volto al miglioramento delle condizioni del paese che contraddistinse la vita italiana a cavallo dei due secoli.
All’interno della Loggia erano presenti, infatti, molti elementi di quella classe borghese e socialista: professionisti, impiegati e commercianti che si battevano per migliorare le condizioni di vita della Siracusa di quegli anni. I massoni dell’Archimede presero, per esempio, parte in maniera fattiva al dibattito politico che si venne a creare circa la possibilità dell’elettrificazione cittadina e sulla costruzione del nuovo acquedotto.
Il maggiore politico socialista locale dell’epoca - Edoardo Di Giovanni - che sarà più volte onorevole oltre che sindaco della città, era presente nel pié di lista della Loggia e diventerà, in seguito, Gran Maestro Onorario del Grande Oriente d’Italia.
Puranche Giovanni Francica Nava, più volte deputato e senatore del collegio Siracusa, uno dei maggiori protagonisti della scissione del 1908 che portò alla costituzione della cosiddetta Comunione Massonica di Piazza del Gesù, era uno dei fratelli appartenenti al piè di lista dell’ Archimede.
Tavola rotonda
Testimonianza della partecipazione alla vita cittadina della Loggia si trova ancora oggi nei monumenti che furono fatti erigere dai fratelli. Primi fra tutti quello a Giuseppe Garibaldi, allocato nel centro storico di Ortigia, all’interno della cosiddetta villetta della Marina e quello a Cesare Battisti, posto nell’omonima piazza che fronteggia il mare.
Nel 1925, a seguito della promulgazione delle leggi che mettevano al bando la Massoneria, la Loggia e comunque tutte le logge del Grande Oriente d’Italia, furono costrette a sospendere le proprie attività. Tale fatto comportò, purtroppo, la perdita di tutto l’archivio della Loggia, perdita che ancora oggi rappresenta uno dei più grandi rimpianti di tutti i fratelli.
Clandestinamente, però, l’Archimede continuo a svolgere le proprie tornate rituali: alcuni fratelli riuscirono comunque a riunirsi, in assoluta segretezza e con mezzi di fortuna, all’interno di una falegnameria posta in pieno centro cittadino.
Nel 1947, con la ripresa della vita democratica, la Loggia Archimede fu ricostituita e si pose nuovamente all’obbedienza del Grande Oriente d’Italia, che conferì alla Loggia il numero distintivo 342. Da quel momento la loggia Archimede è stata sempre attiva e ha visto passare tra le sue colonne centinaia di fratelli che ne hanno sempre alimentato lo spirito e che sono sempre stati orgogliosi di farne parte.