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EDICOLE VOTIVE IN ORTIGIA di Vittorio Guarracca






    

Edicole dedicate a Santa Lucia

La notte del 13 dicembre del 1990 uno spaventoso boato accompagnò il tremore della terra; per ben trentadue secondi il terremoto sconvolse gli abitanti della Sicilia sud-orientale. L'epicentro, localizzato poco a largo di Augusta, determinò un diffuso panico tra la gente; si ebbero sensibili danni a case e monumenti oltre ad alcune perdite di vite umane in provincia. Dopo i primi istanti di paura, la maggior parte dei siracusani nel pieno della notte si allontanò verso luoghi aperti, mentre in modo frammentario pervenivano alle istituzioni pubbliche notizie sempre più allarmanti dai centri limitrofi: in particolare, Augusta, Melilli e Carlentini subivano ingenti devastazioni.
I danni nella nostra città furono anche notevoli, tuttavia un semplice confronto con gli altri centri viciniori, rafforzò sempre di più il concetto nel cittadino siracusano che, forse, la protezione della Santa Patrona ne aveva alleviato in fondo il disastro. La strana coincidenza della ricorrenza della festa della Patrona, che avrebbe dovuto svolgersi proprio quel giorno, diede credibilità a tale convincimento. Ancora una volta Santa Lucia aveva manifestato la sua tutela alla città di Siracusa.
Già in passato, infatti, in occasione di gravi avvenimenti, la Santa Patrona, nella credenza popolare, aveva tenuto a cuore la sorte dei suoi concittadini: episodi e fatti erano ricordati con particolari
manifestazioni, sia con narrazioni orali, sia mediante celebrazioni sacrali o con espliciti ricordi illustrativi.
A proposito del terremoto del 1693, che si abbattè violentemente su tutta l'isola, Serafino Privitera, nella sua "Storia di Siracusa", scrive pagine interessanti sulla reazione dei cittadini, ancora una volta legata al loro rapporto con Santa Lucia: "Nei superstiti sì vivo restò e sì profondo il terrore, che in tutti i luoghi, credendo, come al solito, tali sconvolgimenti di natura effetti della provocata ira di Dio, si ordinarono pubbliche preghiere e perdonanze; e in Siracusa fu stabilito, che ogni anno per tre dì, cominciando dal 9 gennaio, il popolo a penitenza venisse a supplicare la Santa Patrona della città, e all'ora stessa del giorno 11 si facesse del funestissimo caso per sacro oratore alta ricordanza". Allo stesso modo, l'effetto di attaccamento e la richiesta di protezione verso la Patrona si traducono anche nella realizzazione di edifici monumentali e Chiese, che spesso diventano vere e proprie testimonianze conseguenza della particolare venerazione dei siracusani.
Ma dove la genuinità della devozione della gente comune è chiaramente espressa, la si può riscontrare nella elevazione di alcune edicolette votive in Ortigia dedicate alla Santa, ove molti degli episodi tristi sono ricordati per richiesta di tutela o di ringraziamento. Già subito dopo lo stesso terremoto del 1693, edifìci della nobiltà siracusana ma anche case modeste, come era tradizione, solevano inserire nei propri prospetti delle edicolette votive, a mò di particolare protezione.
Una di queste interessanti tribunette si riscontra nella zona est di Ortigia; nella parte superiore del prospetto di Palazzo Russo al numero 22 della Mastrarua, inserita in una pregevole nicchia dignitosamente incorniciata, è presente una statuina, purtroppo mutila e alquanto danneggiata, della martire siracusana. E' una delle rare edicole votive collocate sul piano superiore di un edifìcio e non, come di frequente, all'altezza di un normale cantonale. L'edificio settecentesco ospita nella sua signorile facciata questa edicoletta votiva, indice della dedizione riguardosa del proprietario verso la Santa, ma anche come richiesta di particolare protezione. Purtroppo la visione della strada è disturbata dalla incauta collocazione di un fanale di pubblica illumi-nazione, recentemente inserito proprio dinnanzi all'edicola votiva, che con un elementare buonsenso poteva essere collocato un po' più discosto (ma tant'é. In fondo di sfregi permanenti la nostra città non manca!).
Altra edicola votiva dedicata alla Patrona (in precarie condizioni) è posta su un cantonale tra la via Maestranza e la via Nizza: il dipinto, una copia di elementare fattura, riproduce le figura della vergine siracusana in atteggiamento frontale con i tipici simboli del suo martirio. L'originale, rimosso non molto tempo fa, oggi è custodito in un vano interno della Cattedrale, insieme ad altre memorie attinenti aspetti del culto della Santa.
Di significativa rilevanza per memoria storica, può considerarsi l'edicola collocata alla Turba, in fondo a via Roma. Adeguatamente curata, quasi un tipico prospetto di tempietto, ospita nella nicchia una riproduzione di un dipinto del settecento, il cui originale è collocato nella saletta dei cimeli storici della martire nel Duomo. Il carattere devozionale della gente comune è particolarmente rilevabile come motivo primario di ringraziamento per uno scampato pericolo. La figura della Santa nel dipinto
campeggia centralmente con i tradizionali simboli del martirio, circondata da angioletti, è avvolta in un'atmosfera celestiale. In basso è raffigurato in forma sintetica l'episodio del maggio 1646, quando un veliero carico di granaglie giunse nel porto di Siracusa ponendo fine alla carestia manifestatasi in quegli anni. L'intercessione della Santa sarebbe stata all'origine del miracoloso avvenimento. Scrive, infatti, ancora il Privitera: "Il vescovo chiamò il popolo alla preghiera, fece esporre sull'altare l'argenteo simulacro della Santa Patrona, ed indisse otto giorni di pubbliche supplicazioni e di perdonanze. In questo avvenne che alla domenica, mentre gran popolo assisteva alla messa solenne, improvvisamente si sparse la nuova che erano entrati in porto dei legni carichi di grano e di legumi". A ricordo di tale episodio, ancora oggi tale avvenimento è celebrato con il cosiddetto "Patrocinio di Santa Lucia" o "Santa Lucia delle Quaglie", che cade la prima domenica di maggio. Il miracolo e la dimostrazione dell'affetto della Patrona verso i siracusani si ripeteranno quasi un secolo dopo, quando nel 1735 Francia e Spagna entrano in guerra contro Carlo VI, imperatore d'Austria e re di Sicilia. I siracusani furono costretti ad abbandonare le case, le masserizie e le provviste, di cui si impadronirono i tedeschi assediati. Di fronte a tanta calamità, i cittadini, il clero e le suore, che avevano dovuto abbandonare i monasteri, imploravano piangendo la benedizione di Santa Lucia, che diede testimonianza della sua presenza e della sua sofferenza per le condizioni della sua gente col sudore che cominciò a venir fuori dal suo sepolcro. Il fenomeno si ripetè per tre volte.
Gli eventi storici che legano la Santa Patrona ai siracusani vengono memorizzati nel corso del tempo attraverso le ricorrenze che sono state istituite, i momenti del culto, gli edifici che sono stati costruiti, ma anche il più semplice segno delle edicole votive, che nascono dalla volontà popolare per dimostrare la fede indiscussa della gente siracusana verso la propria Santa.
Un ulteriore conferma viene sempre dall'edicoletta della Turba, e in particolare dalla scritta invocatrice sottostante all'immagine, ove l'implorazione recita così: "Per te Lucia fugiunt fames et faera praelia lues et ignis impaetus terraquae motus savior". Ovvia l'invocazione del credente affinchè la Patrona protegga la sua città e i suoi abitanti da pericoli e disastri di varia natura. Negli anni ottanta, per un certo periodo, il dipinto originale, una tela del secolo XVIII, era stato rimosso dall'edicoletta, per sottrarlo alle razzie effettuate da parte di pseudo - collezionisti, che andavano depredando anche il più popolare patrimonio culturale, tant'è che molte edicolette risultano ancora oggi svuotate del loro contenuto. L'edicola in questione ospitò per un certo tempo una gigantografìa del simulacro della Santa, che oggi si può osservare disposta nel lato destro della cappella di Santa Lucia nel Duomo.
Un'altra edicoletta molto semplice nelle sue modanature stilistiche è situata nel cantonale tra la piazzetta San Rocco e la via Pompeo Picherali. La piccola nicchia racchiude una semplice copia del simulacro statuario di Santa Lucia.
Lungo la via Cavour, sul lato ovest dell'isola, si incontra ancora un'edicola dedicata alla Patrona. Posta sulla facciata di un palazzotto tra i numeri civici 15 e 17, si presenta molto semplice ma curata dai fedeli della zona, sebbene in passato abbia subito qualche manomissione. L'edificio, una recente costruzione, occupa lo spazio in cui sorgeva molti decenni addietro la chiesuola cosiddetta di Santa Luciuzza; l'originario fabbricato presentava caratteri interessanti di strutture medievali, purtroppo tale costruzione venne demolita e a testimonianza dell'antico luogo sacro fu collocato nell'attuale prospetto un semplice incavo rettangolare con all'interno la riproduzione del simulacro in gesso dipinto della martire siracusana. Corre voce popolare che in tale luogo fosse situato il postribolo a cui il perfido Pascasio aveva condannato la vergine Lucia.
L'affetto dei siracusani verso la Patrona è ancor più manifesto con l'altra edicola votiva situata nel piazzale delle Poste. Qui, ancora una volta, come per l'altra edicola della Turba, si invoca la benevolenza protettiva della Santa. Tale attestazione è confermata dalla lapide posta sotto la caratteristica edicola recentemente restaurata, la cui scritta sulla lastra di marmo sottostante ricorda ai posteri i terribili avvenimenti del terremoto che colpì Messina nel dicembre del 1908, le cui conseguenze si manifestarono di riflesso anche a Siracusa con fenomeni di maremoto e con un diffuso senso di allarme e di paura per la catastrofe che aveva colpito la regione dello Stretto.
Le originali modanature architettoniche dell'edicola racchiudono nell'ancóna una statua dipinta della vergine in un tipico atteggiamento di implorazione verso il cielo, con le mani che sorreggono i classici simboli del martirio: gli occhi e la fiamma che rappresentano la luce, la palma che rappresenta più propriamente il martirio. Tra le varie edicole che si incontrano nei cantonali di Ortigia, quelle dedicate a Santa Lucia presentano le invocazioni più singolari, nella richiesta di protezione, di implorazione e di scongiuro; com'è evidente, esse sono direttamente collegate ad episodi e fatti realmente accaduti nella storia della nostra città. La profonda devozione del cittadino siracusano verso la Patrona è legata ad un intimo convincimento: si ha profonda fiducia in Santa Lucia e nelle sue virtù miracolistiche, soprattutto per la sua dedizione al martirio, che fu accettata con piena consapevolezza umana; per tale ragione, agli occhi del credente, essa si presenta come essenziale protettrice contro le traversie naturali e i mali presenti nel mondo.
Purtroppo è facile riscontrare nella generalità dei casi come una certa parte di "cultura popolare", quali sono le edicole votive, subiscano oltre alle ingiurie del degrado anche manomissioni. Solo in alcuni casi la diligente attenzione di qualche singolo cittadino mantiene dignitosamente questo semplice ma genuino patrimonio culturale.


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