I du frati - miti e leggende

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Miti e leggende
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I du frati

tratto dal libretto tra realtà e leggenda di Arturo Messina
ARTURO MESSINA
TRA REALTA’ E LEGGENDA

5) L’amor fraterno con conosce ostacoli nè pericoli.
Anche per questo angolo fascinoso di Siracusa la
fantasia popolare ha saputo creare una leggenda,
anzi due. Erano, infatti,. Frati monaci o frati fratelli?
Gli scogli dei “ du’ frati” e le loro due leggende



Ridiscendendo dalla balza di Acradina- che è stata la IV tappa della nostra ideale escursione attraverso gli angoli paesaggistici più suggestivi , le leggende e le tradizioni di Siracusa più affascinanti, arriviamo nuovamente lungo la costa, che qui diventa già alta scogliera: esattamente ai due scogli che nella lingua locale son detti ’i du’ frati.
Il termine frati sarà stato quello che ha ispirato una doppia leggenda: infatti esso vuol dire tanto frate, monaco, che fratello. E a due frati, a due monaci viene riferito il primo fantastico episodio, forse perchè nei paraggi vi è il ben noto Convento: quello dei Cappuccini, che risale al Cinquecento.
Si tramanda, dunque, che in quel tratto di mare, che è stato sempre uno dei più ricchi di pesce di ogni genere, di ricci, di polpi, di granchi, di vuccuna, di conchiglie .... il Padre Guardiano d’un tempo remoto soleva mandare un cucuzzuni, un converso, di quelli che non venivano avviati alla filosofia e alla teologia per poi consacrarli sacerdoti , ma stavano in convento a servire gli altri nei lavori più umili, come, appunto, badare a servir messa, alla cucina, alla questua...
- Tu prega il Signore- gli soleva dire il Padre Priore- e cerca fra gli scogli, smuovi le pietre: troverai con facilità polpi e pesce! Prendi questo retino e sarà un giochetto!
- Ma io, reverendissimo, non so nuotare- gli avrebbe voluto far nuotare il fraticello converso; ma quello, armato di tutta la sua autorità:
- Abbi fede, figliolo! La fede appiana le montagne!....
- Ma chissà se riesce a riempire il mare!- rispondeva fra di sè il frate converso. E tuttavia andava, per fare l’obbedienza ma non molto convinto.
- Ricordati di essere già in convento prima di mezzogiorno, perchè i confratelli aspettano che tu fai trovare pronto, ben cucinato, ciò che il Signore ti avrà concesso di prendere!
Vai!
Magra, la pesca, ai primi tempi, e, di conseguenza, scarso il pranzo per i fraticelli: qualche polipetto di piccola taglia, qualche mazzuneddu che il fraticello, dopo aver molto pregato, riusciva a prendere fra le mani smuovendo le pietre lambite dall’onda....
L’apparizione di una misteriosa signora
Un bel giorno, quando già il cucuzzuni era sceso fra gli scogli da qualche ora e pure avendo nel frattempo scorso ben tre volte tutto il rosario, con tutti i misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, non era riuscito a catturare che qualche granchietto merdoso, come sogliono chiamarsi quelli poco o nulla commestibili nei confronti degli aranci pilusi che hanno le chele ben più grosse e il midollo dal gusto di aragosta, ecco farglisi incontro una bellissima giovane signora:
-Che fai qui, buon reverendo?
- L’ubbidienza! Il Padre Guardiano mi comanda di venir qui ogni giorno a prender granchi, pesce e polipi per il pranzo modesto dei confratelli! Purtroppo, non son pratico di pesca e non so nuotare! Oggi, guarda nella gerla, dopo una mattinata che smuovo sassi, ho catturato solo due granchi e questo misero polipo che appena bastano a sfamare il mio Superiore!
- Non preoccuparti, buon fraticello! Basta Pregare!
- Ma io il rosario me lo son detto tante volte, andata e ritorno!
- Continua , continua a pregare; ché, se è per questo, ci penso io! Un minuto di pazienza!
Tu intanto scorri un’altra posta di rosario!...
Fece un bel tuffo e scomparve in quelle limpidissime acque che sembravano fatte di cristallo liquido. Dopo un paio di minuti appena non la si vide emergere tenendo sollevato con una mano un polipo di almeno due chili? Il buon converso rimase di stucco...
- E questo è niente!- aggiunse la misteriosa signora- Favoriscimi quel retino e fai una bella preghiera a Santa Lucia, ché il retino te lo riempio io!
Lo prese e sparì di nuovo sott’acqua. Quando riapparve aveva il retino pieno di buon pesce: scorfani, ariuli, cavaleri, triglie, lampane, precchie...persino qualche sarago e un’orata! La capiente gerla ne fu piena zeppa.
Immaginate come rimase stupito il cucuzzuni alla vista di tutto quel ben di Dio! Voleva ringraziare la bellissima e gentilissima signora, ma quella mentre egli riponeva il pesce nella gerla se ne era già andata via: ebbe, comunque il dubbio che non fosse risalita dalla parte della scogliera, ma chissà da quale altra parte : dalla parte del mare? Che strano!
La leggenda non lo precisa ma racconta ancora che da quel giorno il pescato fu sempre abbondante: pesci e polipi spuntavano davanti a lui come fossero funghi!
Il Padre Guardiano, vivamente sorpreso dall’abbondanza della pesca, spesso gli domandava:
- Ma come fai a prender tanti pesci e così grossi polipi?
- Con la preghiera, Padre Reverendissimo, con la preghiera!
Il Priore, divenuto sempre più curioso, un giorno decise di soddisfare la sua curiosità.
Zitto tu, zitto io, volle andare a vedere come e cosa facesse il buon fraticello, che cominciò
a sospettare non gliela contasse giusta: - Vuoi vedere che quel filibustiere di cucuzzuni si appropria delle elemosine che i fedeli mettono nella cassetta e compra il pesce da qualche rigattiere?
Si avviò, dunque, verso il punto dove il buon fraticello doveva trovarsi per catturare pesci e polipi. Quando fu vicino, cominciò a camminare per l’alta scogliera nascondendosi come poteva tra un macigno e l’altro per non farsi scorgere e così sorprenderlo all’improvviso. Ad un certo punto sentì a chiara voce: “ Santa Maria, Madre di Dio...” , si sporse e lo scorse là in fondo, proprio quasi sotto di lui:
La sorpresa del Priore e la fine dei due frati
- Ma che fa? Invece di cercare fra gli scogli , se ne sta seduto comodamente e si dice il rosario?
Ancor più crebbe la sua meraviglia quando si avvide che proprio in quel momento un grosso polipo, per lo meno di tre chili, uscendo dal mare, di dietro le sue spalle, pian piano andava a depositarsi nella gerla! Gli venne spontaneo affrettare il passo per scendere fino a lui, mentre gli gridava a squarcia gola:
- Piglialo! Piglialo! Non fartelo scappare!
Fu proprio in quel momento che mise un piede in fallo e perse l’equilibrio precipitando nel vuoto. Lì il mare è subito profondo diversi metri. Il Povero Priore, non sapendo nuotare, prima scomparve nell’acqua, poi riemerse, dimenandosi disperatamente, poi scomparve di nuovo, inghiottito dall’ onda.
Il fraticello si rese subito conto di quello che stava accadendo al Padre Guardiano: non curante del pericolo, non riflettendo che neanche lui sapeva nuotare, si tuffò, nel disperato tentativo di trarlo in salvo ma un’altra ondata inghiottì pure lui. La leggenda narra che fu in quel momento che apparvero i due scogli, uno più piccolo e l’altro più grande e che da allora quel sito è il più pescoso di tutta la zona.
La seconda leggenda non parla di frati cappuccini, ma di due fratelli; è meno fantasiosa della prima ma ha pure il suo alto significato: a questa fanno riferimento i Siracusani
Singers quando cantano:
“ Ci su’ du’ scogghi a mari, a Sarausa
vicinu a la cuntrata ’i Mazzarruna;
li scogghi d’’e du’ frati su’ chiamati
pi ’n fattu ca successi pi daveru
e ca cummossi tuttu lu paisi....”.
E dice che lo scoglio più piccolo era un ragazzino che un giorno non aveva voluto andare a scuola e se ne era andato a mare, proprio in quel mare che da un momento all’altro cambia umore e dacché è calmo improvvisamente impazzisce e ingoia come un drago chiunque per avventura si trova tra quelle acque così traditrici. I genitori, non vedendolo tornare, avevano mandato a cercarlo il fratello più grande e quello, dopo lunghe e vane ricerche, lo aveva scorto proprio su quella pericolosa scogliera che va lungo l’attuale strada ferrata.
Cominciò a correre per raggiungerlo, gridandogli:
- Torna indietro! Andiamo a casa ché papà e mamma sono in pensiero!
Il ragazzino, anziché fermarsi, non intendendo farsi raggiungere e farsi condurre a casa, temendo che poi sarebbe stato punito per la marachella commessa, cominciò ad accelerare ancor più la sua corsa.
L’aveva quasi raggiunto il fratello maggiore, allorché il ragazzino perse l’equilibrio e precipitò: dice ancora la canzone:
“...arruzzulò di la scugghiera
Vicinu lu fratuzzu granni c’era,
ca appi lu curaggiu ’i si jittari;
ma l’unna l’agghiuttiu e li fici anniari!”
Così il fratello più grande perì pure lui per salvare il più piccolo. Il finale, le due leggende, l’hanno in comune:
“ Ora ’n menzu a lu mari li du’ frati
du’ scogghi su’ d’allura addivintati
pi diri a tutta ’a genti ca l’amuri
nun sapi sacrifizi né duluri.”
Però conclude esortando a stare attenti perchè lì il mare è sempre in agguato:
“ Ma l’unna c’agghiuttiu li du’ criatura
di ’ddu dilittu infami ’un è pintuta:
aspetta ca zoccu autru s’avvintura
e un mostru t’addiventa in tempu ’n’ura
’nta ’ss’acqua ca accussì ´’mpruvvisa muta!”
Tuttavia i due scogli sono stati la meta preferita di tanti siracusani, soprattutto di Enzo Maiorca quando era ragazzo e si compiaceva di tenere i compagni con l’animo sospeso, quando tuffandosi all’angiulina da uno di quelli, spariva alla vista di tutti e riemergeva oltre cento metri lontano!
Gli scogli detti “ D’’e du’ frati: due frati Cappuccini oppure due fratelli? Due leggende.

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