San Sebastiano
San Sebastiano Via Dione 21
(foto Roberto Capozio)
Edicola votiva sita in via Dione n° 21, dedicata a San Sebastiano Martire. L'edicola si presenta a nicchia – altare (sec. XIX°), in pietra da taglio, con semplici ma eleganti elementi architettonici. Un arco, a tutto sesto, è bloccato da una coppia di paraste scanalate , che poggiano su una mensola aggettante e sorreggono l’architrave sormontato da un frontone triangolare. La mensola d’appoggio è ornata da una balaustra in ferro con delicate decorazioni floreali. Precedentemente si trovava sotto la mensola l’iscrizione “S. Sebastiano Martire”. Le misure dell’edicola sono: cm 140 x 200 l’illuminazione è elettrica. La Statua in stucco e cartapesta, mostra il santo quasi nudo con un panno dorato ai fianchi e legato a un tronco di albero, in pietra bianca. Il culto di San Sebastiano è particolarmente venerato in Sicilia fin dal 1575, anno in cui infuriò la peste e in molte città veniva invocato contro la terribile epidemia. Ma il culto si diffonde sin dal 1414 anno in cui, secondo un antichissimo documento custodito negli archivi della Basilica in Melilli, una statua del Santo martire sarebbe stata ritrovata presso il luogo denominato Stentinello a 3/4 km a sud di Thapsos, l'attuale isola Magnisi in provincia di Siracusa. Sempre secondo questo documento alcuni marinai sostennero di essersi salvati da un naufragio grazie alla protezione di quella statua. Subito accorsero in quel luogo centinaia di persone incuriosite da tutta la provincia. Nessuno riuscì a sollevare la cassa contenente il simulacro del santo, nemmeno il vescovo di Siracusa accompagnato dal clero e dai fedeli della città. Ma i cittadini di Melilli il 1º maggio 1414 giunti sul posto riuscirono a risollevare la cassa che entrata in paese tra invocazioni e preghiere divenne di nuovo pesante: segno che San Sebastiano voleva fermarsi lì. All'ingresso del paese si sarebbe verificato il primo miracolo: un lebbroso venne guarito.
Edicola votiva sita in via Dione n° 21, dedicata a San Sebastiano Martire. L'edicola si presenta a nicchia – altare (sec. XIX°), in pietra da taglio, con semplici ma eleganti elementi architettonici. Un arco, a tutto sesto, è bloccato da una coppia di paraste scanalate , che poggiano su una mensola aggettante e sorreggono l’architrave sormontato da un frontone triangolare. La mensola d’appoggio è ornata da una balaustra in ferro con delicate decorazioni floreali. Precedentemente si trovava sotto la mensola l’iscrizione “S. Sebastiano Martire”. Le misure dell’edicola sono: cm 140 x 200 l’illuminazione è elettrica. La Statua in stucco e cartapesta, mostra il santo quasi nudo con un panno dorato ai fianchi e legato a un tronco di albero, in pietra bianca. Il culto di San Sebastiano è particolarmente venerato in Sicilia fin dal 1575, anno in cui infuriò la peste e in molte città veniva invocato contro la terribile epidemia. Ma il culto si diffonde sin dal 1414 anno in cui, secondo un antichissimo documento custodito negli archivi della Basilica in Melilli, una statua del Santo martire sarebbe stata ritrovata presso il luogo denominato Stentinello a 3/4 km a sud di Thapsos, l'attuale isola Magnisi in provincia di Siracusa. Sempre secondo questo documento alcuni marinai sostennero di essersi salvati da un naufragio grazie alla protezione di quella statua. Subito accorsero in quel luogo centinaia di persone incuriosite da tutta la provincia. Nessuno riuscì a sollevare la cassa contenente il simulacro del santo, nemmeno il vescovo di Siracusa accompagnato dal clero e dai fedeli della città. Ma i cittadini di Melilli il 1º maggio 1414 giunti sul posto riuscirono a risollevare la cassa che entrata in paese tra invocazioni e preghiere divenne di nuovo pesante: segno che San Sebastiano voleva fermarsi lì. All'ingresso del paese si sarebbe verificato il primo miracolo: un lebbroso venne guarito.