piazza Archimede
Siracusa piazza Archimede
Siracusa, Piazza Archimede.
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La piazza Archimede si trova a Siracusa, nel centro geografico di Ortigia, a metri 16 circa sul livello del mare, tra corso Matteotti, le vie Dione, Roma, antica via sacra, e le vie Maestranza e Amalfitania, decumano minore.
I ritrovamenti di antiche capanne di epoca arcaica nelle adiacenti vie Consiglio Reginale, Roma e Maestranza, sotto le fondamenta dell’antico convento di Santa Maria della Conciliazione, oggi palazzo del Governo, confermano l’antica frequentazione dei primi abitanti Siculi.
In epoca greca e romana era densamente antropizzata come confermano i ritrovamenti archeologici fra le vie Cavour, Dione, nelle adiacenze, e nel perimetro della stessa piazza.
Non si hanno notizie sull’assetto urbano della piazza in epoca Bizantina e Araba e, pochissime, sono di epoca Normanna, salvo pochi elementi, inglobati in palazzi ormai demoliti.
Nel Medioevo, delimitato da vicoli e viuzze, c’erano i seicenteschi edifici religiosi, chiesa di Sant’Andrea e convento dei Teatini e la chiesa di San Giacomo apostolo, sulla omonima via non più esistente, palazzo Platamone in via Pasticciari, lato prolungamento dell’attuale via Scinà, oggi banco di Sicilia e vico Sant’Andrea sulla quale erano già i palazzi Lanza Bucceri e Gargallo.
Nel 1872, divenne piazza, intitolata al più grande genio siracusano di tutti i tempi, in seguito alla demolizione degli edifici religiosi a causa del violento incendio della chiesa di Sant’Andrea del 10 marzo 1868, scoppiato al termine del funerale del cavaliere Luigi Francica Nava.
Liberata dalle pertinenze religiose, apparvero nel loro splendore i quattrocenteschi palazzi Mergulense-Montalto-abela e Zumbo poi Grimaldi-Corvaia, opera di Giovanni Vermexio del 1628, danneggiato dall’incursione aerea alleata la notte del 15 Febbraio 1942 e demolito nel 1957 al posto del quale venne edificato, su progetto di Gaetano Rapisarda, il palazzo della Cassa di risparmio Vittorio Emanuele, oggi Prefettura, arricchito da sei pannelli decorativi raffiguranti i Mestieri, opera dello scultore Salvo Monica e dalle sculture in bronzo di Biagio Poidomani.
In fondo, nel tratto tra via Roma e via Amalfitania, svettano il settecentesco palazzo Gargallo e il Catalano palazzo Lanza-Bucceri.
A destra, tra le vie Amalfitania e Scinà, il quattrocentesco palazzo Platamone, già Lanza-Bucceri, danneggiato dai bombardamenti del Febbraio 1942 e ricostruito, oggi palazzo dell’Orologio, già sede della banca d’Italia.
Nel 1906, al centro della piazza, sull’artistica pavimentazione geometrica, venne realizzata la fontana di Diana, opera dello scultore Piceno Corrado Giuliano Moschetti, sulla quale svetta la ninfa Aretusa, protetta da Diana, mentre tenta di fuggire da Alfeo con le braccia protese.
Sulla sinistra, angolo corso Matteotti si trova il palazzo del Banco di Sicilia, contemporaneo all’apertura di via del Littorio, edificato nel 1928 su progetto di Salvatore Caronia.
Con l’apertura di via del Littorio, oggi corso Matteotti e lo sventramento del quartiere Bottai, dal 1935 fino al 1980, “salotto” della città, con il caffè “Centrale”, frequentato da nobili e possidenti; il caffè “Liistro”, da lavoratori e imprenditori, tre banche, casalinghi, cristalleria e terraglie di Antonio Boncordo, la farmacia Pagliaro, il ristorante dell’Orologio, la tavola Calda Cavaleri, una edicola, un barbiere, due lustrascarpe e tutto un corollario di attività lavorative e ludiche.
Sin dalle origini, stazione di arrivo e partenza degli autobus di linee urbane e taxi, luogo primario e privilegiato per eventi culturali di alto pregio, festività sacre e profane, convegni, scioperi, e assemblee cittadine, durante le quali, in tempo di elezioni, da un palco in legno, candidati e personaggi politici, arringavano la folla plaudente con promesse e demenziali slogan.
Vero luogo di socialità, a misura d’uomo per tutto e per tutti e tappa obbligata di arrivo e ripartenza per le lunghe passeggiate serali e festive sul corso Matteotti nella speranzosa ricerca di incontri e occhiate amorose con la desiderata ragazza del cuore.
Oggi, l’intero scoglio Ortigia, amorfo, senz'anima né vita, è solo un'illusoria immagine virtuale, lustra solo per distratti turisti mordi e fuggi, i quali, indifferenti, stravaccati negli inopportuni dehors ignorano le vicende storiche e il glorioso passato dei pregiati edifici medievali nelle vie e caratteristici vicoli e vicoletti.