Marina Siracusa-storia-memoria
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Siracusa, la Marina, storia, memoria
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La Marina di Siracusa, “a marina”, per i siracusani, già Foro Italico, oggi foro Vittorio Emanuele II, si trova a Siracusa, sulla costa di levante di Ortigia, tra l’antica porta Marina e la villetta Aretusa compresa.
Storico luogo di socialità pubblica, vero salotto della città per quasi tutto il 900, fu progettato, voluto e realizzato, a partire dagli anni 30 dell’800, dalla felice scelta di degni cittadini e del Decurionato di Siracusa.
In epoca spagnola, zona militare come tutto il periplo di Ortigia contornata da alte muraglie, forti e bastioni delle antiche fortificazioni spagnole, poi borboniche.
Negli anni 20 dell’800, era solo uno strettissimo sentiero rettilineo in battuto, una lingua di terra lunga circa 180 canne, interclusa tra i bastioni Campana e Fontana, a ridosso della falsabraga della possente muraglia, adatta al solo passaggio dei pedoni e delle carrozze per raggiungere la Casina sanitaria attiva intorno al 1827, sede anche della capitaneria di porto.
Negli anni 20 dell’800, la stretta stradella, protetta da un precario banchinamento squarciato e sconnesso per tutto il litorale con il basso fondo interrato da fanghi e detriti non era più adatto all’attracco di naviglio e natanti.
Dal 1826 al 1830 tutte le richieste e i numerosi progetti rimasero bloccati per una serie di intrighi, vicende burocratiche e contese tra i tre poteri giurisdizionali esercitati dai comandi militari, dal Decurionato della città e dalla Deputazione del Porto.
Nel 1927, le lavandaie, che lavavano i panni nella fontana degli Schiavi furono trasferite nello spiazzale sotto il bastione Fontana.
Nel 1832, la Deputazione del Molo e del Porto e del Genio, autorizzati con Regio rescritto, affidarono l’esecuzione dei previsti lavori alla ditta fratelli Annino, ma ancora, agli inizi del 1837, non completati per divergenze sulla quantificazione e stima dei lavori suppletivi, e solo agli inizi degli anni 40 potevano considerarsi conclusi.
Nel 1937, i moti antiborbonici provocarono il declassamento di Siracusa da capo distretto a favore di Noto promosso capo valle e la conseguente repressione punitiva e il trasferimento delle attività amministrative a Noto, impoverirono ulteriormente la città.
Tra il 1841 e 1858, venne ampliata la banchina, e per proteggere il torrione difensivo e la porta di Mare o dell’Aquila dai marosi che squassavano dalle fondamenta il preesistente terrapieno fu prolungata fino al bastione Campana e realizzato il piccolo Molo, attuale molo Zanagora, venne allargata la strada, furono piantumati due filari di alberi di alto fusto e restaurata l’antica fontana degli schiavi con un’artistica cancellata; fu realizzato l’impianto idraulico di innaffiamento e l’impianto di illuminazione a petrolio;
fu costruito un palchetto per la banda, diversi sedili, e fu sistemato a villetta lo spazio sotto il bastione Fontana con il consistente aumento dei costi, stimati inizialmente 13.000 ducati dal generale Bardot e lievitati a 21.000 ducati come previsto dall'ingegnere Spagna.
Nel 1841, il Decurionato di Siracusa, come in precedenza aveva fatto il marchese Tommaso Gargallo, respinta dal consiglio di stato nel 1818, avanzò la proposta d'istituire un porto franco com’era già nel 1642 quando la città aveva acquistato, pagando 15.000 scudi, i diritti di capitaneria di porto, console del mare, lanternaggio, falangaggio e ancoraggio.
Nel dicembre del 1842, venne rigettata dal Consiglio amministrativo dei dazi indiretti, con sentenza passata in giudicato. dalla Gran Corte dei conti, nonostante avesse ottenuto l'autorevole avallo del Regio istituto d'incoraggiamento per l'agricoltura, le arti e il commercio.
Tra il 1861-1865, i camminamenti delle mura di ponente, tra il forte dei Gesuiti e il bastione Fontana, furono trasformati in passeggio urbano dal sindaco Gaetano Adorno al quale venne intitolato e, venne realizzata una rampa di collegamento tra la Marina e la fontana Aretusa.
Nel corso del 1880 e gli anni successivi, furono proposti numerosi progetti innovativi e avveniristici di risistemazione e abbellimento mai approvati nonostante gli aspri dibattiti tra le avverse fazioni in consiglio comunale.
Vennero demoliti il forte Campana, la porta dell’Aquila, e la chiesa di Porto Salvo, abbattuta nel 1880 e al suo posto edificata la nuova porta Dogana, poi anch’essa demolita.
Tra il 1901 e il 1915, fu risistemata la villetta Aretusa, dove, a cura della commissione della flora, istituita dal comune di Siracusa nel 1830, furono piantumati alberi e preziose piante ornamentali.
Nel corso dei lavori, la statua di Archimede, opera di Ignazio Villa, scultore Lombardo, vincitrice del concorso indetto dal Comune di Siracusa, da posizionare al centro, sul piazzale Aretusa-bastione Fontana, poi inspiegabilmente sistemato al centro della villetta, venne rimosso provvisoriamente e affidata alla Scuola Media Statale “Paolo Orsi”, nata nel 1910, oggi liceo scientifico “Corbino” dove ancora si trova.
I lavori, interrotti per l’inizio della grande guerra, e ripresi all’inizio del 1920 nel corso del quale vennero posizionate le statue commemorative di Giuseppe Garibaldi opera di Luciano Campisi e di Carmelo Campisi, insigne medico.
Durante il ventennio fascista fu luogo primario per adunanze e commemorazione e subì le disastrose vicende storiche culminate con l’invasione degli eserciti alleati, ma questa è un’altra storia.
Nel dopo guerra, la Marina, fu vero centro e luogo di incontri, per manifestazioni sportive e commemorative, giochi ludici e di divertimento per la rinascita sociale protrattasi fino al 1970 e poi abbandonata al totale degrado. In anni recenti, ristrutturata, anche con incomprensibili soluzioni, la Marina, non più luogo di socialità a misura d’uomo e senza anima è oramai solo uno scalo per l’approdo Yacht e lussuosissime imbarcazioni di super ricchi.