Castello Donnafugata - Provincia di Ragusa

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Sicilia
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Castello Donnafugata

documentazione fornita da:Carmelo Arezzo Di Trifiletti

3. Castello di Donnafugata


Il nome, di origine araba, con il toponimo "Donnafugata" alcuni sostengono che derivi dall'arabo Ayn Al-Sihh at (Fonte della Salute) antico nome che doveva avere quell’area, altri riportano Ayn As Jafat, ma l’ipotesi più accreditata è che in "siciliano" a seguito della leggendaria storia del rapimento della Regina Bianca di Navarra dal Conte Cabrera, quel feudo diviene nel tempo Ronnafujata. Poche sono le fonti documentarie esistenti circa l'origine del castello. Alcuni attribuiscono la prima costruzione del castello ai Chiaramonte, conti di Modica nel XIV secolo, altri suppongono che potrebbe trattarsi di un complesso originariamente arabo-islamico. Molti indizi supportano la tesi della originaria fortezza araba, sicuramente senza le attuali soprelevazioni e con un perimetro più contenuto. Infatti sarebbero ancora visibili alcuni resti di spessi muri e delle relative "possenti" volte che si giustificherebbero se riconducibili a resti di una antica fortezza, che ancora oggi costituiscono parte del complesso a piano terra posto a sud e caratterizzato dalle due piccole torri laterali e la terrazza.
La connotazione araba come sostiene l'Architetto Giovanni Franco Anselmi, nella pubblicazione KALOS "Il Castello di Donnafugata a Ragusa", nasce fondamentalmente dalle analogie dimensionali tra la larghezza del prospetto di 54,70 m tra le due torri che lascia sottintendere una antica pianta quasi quadrata (52,60 m x 54,70 m) del complesso fortificato di Ayn as Jafat con le dimensioni similari (51,60 m x 54,20 m) al castello di Manzil Sindi (Mazzallaccar) nei pressi di Sambuca di Sicilia e con i castelli Tunisini di Sfax, Mahdia e Sousse.
Donnafugata
Mazzallaccar
Ribat - Sousse
Ribat - Monastir
Hair ash-Sharqi-Giordania
Khirbat al-Mafjar-Giordania
Un altro indizio lo fornisce la storia dei Mussulmani in Sicilia che perdono Ragusa nel 847 contro i Bizantini che sbarcarono dalla costa Ragusana, ma i Mussulmani la riconquistano nel 866, strutturando successivamente un sistema difensivo per presidiare la costa dall'attuale complesso fortificato di "Donnafugata" quale strategico avamposto difensivo della roccaforte di Ragusa Ibla. Quindi, visto il sito particolarmente favorevole per la presenza della sorgente d'acqua, indispensabile per resistere agli assedi, e considerando che ancora oggi consente la visibilità di gran parte della costa, fu sicuramente scelta per iniziare ad edificare la misteriosa fortezza. Probabilmente tra il XII e XV secolo, sulle preesistenti cortine murarie arabe poste ad est e ad ovest, si sono edificati i vani a piano terra e la torre a ridosso della porta del muro ad est. Nel XV secolo potrebbe essere stata una delle residenze di Bernardo Cabrera, all'epoca gran giustiziere del Regno di Sicilia, il quale riconduce il nome di Donnafugata ad un episodio leggendario, riconducibile alla fuga della regina Bianca di Navarra, vedova del re Martino I d'Aragona e reggente del regno di Sicilia che venne imprigionata nel castello dal conte Bernardo Cabrera, che aspirava alla sua mano e soprattutto al titolo di re. Successivamente, la costruzione del feudo ex Bellio-Cabrera di Donnafugata fu acquistata nel 1648 da Vincenzo Arezzo-La Rocca, già barone di Serre così come si presenta nel dipinto sottostante posto alla destra della copertina Kalòs.
Non è facile stabilire in quale periodo siano state fatte alcune sopraelevazioni, vecchie pitture mostrano il castello ancora a "profilo basso", agli inizi del XIX secolo con il Senatore Corrado V, il castello è soggetto ad un massiccio ampliamento caratterizzato da un quadriportico visibile nel dipinto di copertina della pubblicazione Kalòs dove ho attinto molteplici notizie foto e planimetrie, dallo svuotamento degli antichi spazi interni a favore della realizzazione delle quattro ali del castello con nuove destinazioni impreziosite da pregiati parati, tendaggi, mobili e opere d'arte, incastonate nelle diverse sopraelevazioni, unitamente all'impianto del vastissimo parco e alla rivalutazione del giardino preesistente. Il castello copre un'area di circa 2500 metri quadrati ed un'ampia facciata in stile neogotico, coronata da due torri laterali accoglie i visitatori.
Ampliamento Arezzo-Spuches
Ampliamento Eriquez de Cabrera poi Arezzo
E' diviso su tre piani, conta oltre 120 stanze di cui una ventina sono oggi fruibili. Visitando le stanze che contengono ancora gli arredi ed i mobili originali dell'epoca, sembra quasi di fare un salto nel passato, nell'epoca degli ultimi "gattopardi". Ogni stanza era arredata con gusto diverso ed aveva una funzione diversa. Da ricordare la stanza della musica con bei dipinti a trompe-l'oeil, la grande sala degli stemmi con i blasoni di tutte le famiglie nobili siciliane e due antiche armature, il salone degli specchi (ornato da stucchi), la pinacoteca con quadri neoclassici della scuola di Luca Giordano. Notevole, poi, il cosiddetto appartamento del vescovo, con splendidi mobili Boulle, riservato esclusivamente all'alto prelato. Tra le stanze, alcune delle quali presentano bei soffitti dipinti a delicati trompe-l'oeil, emergono le Sale da Biliardo e della Musica, con alle pareti trompe-l'oeil con vedute paesaggistiche e la stanza da letto della Principessa di Navarra, con un bel pavimento in pietra pece e bianco calcare, ove si narra che la principessa Bianca sarebbe stata tenuta segregata dal Conte Cabrera (leggenda anacronistica, visto che la principessa visse nel XIV sec.)
L'ultimo interveto edilizio realizzato nel maniero dai discendenti di Corrado Arezzo e De Spuches, i coniugi e Visconti Combes de Lestrade e Paternò-Castello, riguarda l'emblematico loggiato neo gotico realizzato nel 1928. Il visconte e la viscontessa ebbero una figlia, Clara, che sposò il conte Testasecca. Il loro figlio, Gaetano, divenuto proprietario del castello, nel 1982 lo ha venduto al comune di Ragusa per la somma di un miliardo.
Ampliamento Paternò Combes Testasecca
Intorno al castello si trova un ampio e monumentale parco di 8 ettari. Contava oltre 1500 specie vegetali e varie "distrazioni" che dovevano allietare e divertire gli ospiti, come il tempietto circolare, la Coffee House (per dare ristoro), alcune "grotte" artificiali dotate di finte stalattiti (sotto il tempietto) o il particolare labirinto in pietra costruito nella tipica muratura a secco del ragusano. Molto particolare è il fatto che nel parco si trovino degli "scherzi" che il barone ha fatto disporre per allietare le giornate così noiose al castello. Un esempio di scherzo è il sedile dove è stato posizionato un irrigatore che si azionava al momento che un ospite si ci sedeva sopra. Un altro scherzo del barone burlone è quello che quando aprivano una particolare cappella posta in fondo al parco, usciva un monaco di pezza che suscitava lo spavento della "vittima" dello scherzo. Al momento gli scherzi sono in disuso, ma si sta lavorando per rimetterli in funzione. Inoltre nel parco si trovano delle tombe vuote, il cui scopo era di fare spaventare le donzelle che dal terrore di un corpo morto andavano a rifugiarsi dal barone che era più che felice di consolarle. Tra i vari divertimenti rivolti agli ospiti del Barone, nel parco fu costruito anche un labirinto realizzato con muri a secco, in pietra bianca ragusana e sorvegliato all'ingresso da un soldato di pietra. Il labirinto riproduceva la forma trapezoidale del labirinto inglese di Hampton Court, situato vicino Londra, che probabilmente il Barone aveva visto durante uno dei suoi vari viaggi. Sui muri del tracciato si stendevano siepi di rose rampicanti che impedivano la vista e impedivano lo scavalcamento delle corsie.
galleria fotografica a cura di Michelangelo Blanco
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