le ceneri di Ortigia
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Dalla fornita biblioteca di Ermanno Adorno che gentilmente ha concesso. Mi associo alla rabbia e rendo omaggio a Gioacchino Gargallo e ad Efisio G. Picone che mise per iscritto le scelleratezze di quell'epoca di distruzione e cancellazione di un patrimonio monumentale e archeologico inestimabile. Grazie Efisio e grazie Ermanno Adorno, col vostro permesso provo a rendere questo servizio alla mia città e ai siracusani rinnovando queste memorie per tanti sconosciute e per altre dimenticate. Un velo pietoso, mai, scellerati che avete distrutto la mia città.
Efisio G.Picone è un noto archeologo, nato a Tortona il 5 novembre del 1945.
Siracusano d’adozione, dopo avere frequentato il Liceo classico T.Gargallo, si laureò in Archeologia all’Università di Catania e fu poi docente all’ Università di Lecce e di Bari.
Scomparso prematuramente il 6 Maggio 1996.
Scomparso prematuramente il 6 Maggio 1996.
"Efisio G. Picone gia' nella seconda meta' degli anni sessanta intuiva che Siracusa correva grossi pericoli e la lotta a palazzinari e cementificatori sarebbe stata dura e lunga.
Grazie al suo infaticabile lavoro lo scempio degli anni 70 e 80 ebbe dimensioni meno gravi."
Grazie al suo infaticabile lavoro lo scempio degli anni 70 e 80 ebbe dimensioni meno gravi."
Tratto da:
Tra vent'anni, cioè; quando ricostruiranno con cura, magari numerando pietre ripescate negli scarichi, oh non già i nostri grandi, irripetibili, irreversibilmente perduti monumenti. No. Ma uno dei palazzetti del Settecento, coi balconcini a pancia, dei quali ancor trent'anni fa era materiata Siracusa. PercM, allora, Siracusa era Ortigia.
Che non si possa salvar oggi, vero ed an¬cor vivo, ciò che domani rifaremo falso, o, nella migliore ipotesi, costudiremo .imbalsamato.... mahl
G.G.C.L.
LE CENERI DI ORTIGIA
A sentire certuni, io pare che vagheggi l'ordine mistico delle SS quando sconsiglio di fare dell'isoletta natia un « cul di sac- co » fragrante di benzopirene per un mese, ed abbandonato poi per sempre.
A sentire altri profeti di « civiltä » (che insidio per smania di folklore, naturalmente!) io sognerei il colera pur di abolire le fognature e difendo orribili vecchi palazzi per intralciare il radioso cammino che ci porta alla brutta copia di via Stamira o di via Lorenzo il Magnifico a Roma. Le conoscete?
Sara bene, dunque, ch'io ed i miei amici si stia rigorosa- mente zitti. Qualunque ragionata idea di conservazione di ciö che tanto rigorosamente (e draconianamente, per gli Dei!) si conserva a Varsavia (o meglio si ricostruisce « a pietre murate » a Varsavia) verrebbe qui scartata se io, Gilles de Rais (gusti a parte, vero?) di una sanguinosa reazione, osassi sostenerla. Per mia bocca parla il medioevo, carico di orrori oscuri. Abbattia- molo, insieme alle case che abitö!
AI fuoco l'orribile citta! AI fuoco, poi Che l'odiate: si puö sapere che citta sarebbe, distrutta e ricostruita? Non Siracusa, con la quäle avrebbe in comune solo le coordinate geografiche: Tunisi non e Cartagine.
Una volta distrutta, perche rifarla? Visto che fe naturalis- simamente escluso ogni tipo di speculazione (ohibö!) da questa disinteressata distruzione del nostro paese in nome della « ci- vilita », dobbiamo riconoscere che la pressione del pratico fare oggi non b quella di ieri; l'isoletta augusta (pardon, sporca e incivile; pure mi ricordo che fino a venti anni fa ci si sarebbe potuto mangiare per terra...) dove ci si era arroccati per difesa, alla sola difesa si prestava; le comunicazioni del centro dire- zionäle che farete sono qui disturbate; andiamo ai Pantanelli, anzi a Ploridia; siamo cqpseguenti.Perche la « civiltä », oggi, signori miei (cio6, la tecnica con cui la confondete) non b punto quella dei tempi di corso Matteotti alias via del Littorio, am- mirata e additata ad esempio e ad orgoglio. No; non lo b. Perche non andate a vedere?
A me duole il cuore di vederci distruggere irreversibil- mente l'insostituibile, per costruire al suo posto cose fatalmen- te stravecchie, dall'orrida vecchiezza delle cose consumistiche; ma non lo dobbiamo dire; se duole a me, sarä certo magnifico.
Ma diamo uno sguardo alla tecnica, allora. Scuole e magaz- zini svedesi, olandesi, cfcchi, degli anni 1919-1922 rendevano « obsolescente »(bella parola, eh? piace tanto ai sigg. civilizza- tori\) via del Littorio, o simili, quando fu fatta, attorno al 1936. Oggi...
E oggi, soprattutto, non si ricostruirebbe niente, in nessun paese vivaddio civile (cioe non asservito a calcoli), nulla ad Or- tigia, se non la Residenz che essa e giä; la bella Residenz quat- trocentesca e barocca, che attende solo una — oculata e pru- dente — pulitura. E basta.
Se si vuole, invece, il « centro direzionale », bruciamola.
E lasciamo vagare fra le ceneri di Ortigia la celebre « bri- tanna vergine ».
Noi diventeremo « direzionali », pardon, dirigenti.
Non aspettano che noi, giä si sa.
« ... al fuoco iorribile cittä... »
Corrispondenza fra Paolo Orsi ed il Marchese Gargallo
Nell'opera di riordino dell'archivio Gargallo, coi suoi importantissi- mi fondi Diamante, Bonanno e Grimaldi, si sono evidentemente Ordinate anche le carte di Tommaso Gargallo, Marchese di Castel Lentini (1848- 1917), nipote ex-filio dell'altro ben piü noto Tommaso. Esse restano per ora escluse dalla pubblicazione dei fondi dell'archivio, perche abbiamo deciso di limitarla alla morte, appunto, dell'altro Tommaso (1843), Con la possi- bile eccezione di qualche carteggio dei costui figli, Francesco e Filippo, che sia proseguito anche dopo tale data. Ma rinveniamo fra loro due lettere di Paolo Orsi che pensiamo qui di dare: perche, ajla trepida cura dei nostri monumenti che esse ci attestano per l'ennesima volta in colui che tanto no- bilmente vi si afferma « Siciliano di elezione e di sentimenti, se non di na- scita », vi si unisce, nella seconda lettera, personale, e che evidentemente ri- sponde ad un dubbio avanzato dal Gargallo, la affermazione, nreziosa per¬che data una nuova mentalita che sorge negli studi siciliani, della fecondi- tä e della importanza dell'arte medioevale. Opera d'arte piü che documento storico vede Orsi in Palazzo Bellomo; l'intima necessita del restauro e legata alla fruizione di essa. Ma la volonta di conoscere il sia pur « poco di buono » (sie!) che il Medioevo ci ha tramandato rivela che l'arte per Orsi non e legata a schemi ad epoche a stili. Non crediamo che Orsi, im- pegnato nell'opera sua, conoscesse sin d'allora YEstetica di Croce: ma parrebbe quasi qui adombrata la critica dei gradi dell'espressione, della estrinseca distinzione fra classico e romantico.
Ecco la prima delle due lettere: anche se poco piü di una circolare «personalizzata», come si direbbe oggi, di mano d'amanuense, cioe, tranne la firma e la formula di saluto, essa non si leggera inutilmente.
N° 780
R. MUSEO ARCHEOLOGICO
Siracusa
Siracusa, 6 dicembre 1905.
Nobile Sig.r Marchese,
da parecchi mesi la Direzione di questo Museo ha intrapreso un lavoro delicato e difficile, quello del restauro di un palazzo medioevale dapprima aggregato ad un vec- chio monastero ed oggi appartenente al patrimonio artistico nationale.
II palazzo sorge in una delle vecchie e caratteristiche vie di Siracusa, e dal 1300 hl dimora di una famiglia patrizia quella dei Bellomo, la quäle nel medioevo rappre- sentö una parte importante negli avvenimenti cittadini.
L'opera di restauro iniziata a spese del Governo ha dato eccellenti risultati, ma purtroppo siamo ancora ai primi passi, giacche una lunga serie di riparaziom e di ri- pristinamenti e ancora da compiere, essendo stato l'edificio attraverso tre secoli, dal
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600 in poi, rovinato da terremoti e guastato in varia guisa da costruzioni e da modifiche eseguite dal Monastero.
Ora, volendo dare un impulso serio ai lavori che importano intorno a L. 20.000, e vedere alla meglio ripristinato un monumento che e un gioiello di architettura me- dioevale, ho pensato di chiedere il concorso delle persone erainentemente munifiche ed intelligenti, imitando cosi quanto si £a in paesi civili ed evoluti, dove il concorso dello Stato viene integrato da quello dei cittadini amanti della cultura e dell'arte.
Date le condizioni disastrose del Bilancio delle Antichitä e Belle Arti, sarebbe vano attendere dallo Stato quel largo contributo che desse modo di sollecitare i lavori, i quali, senza il generoso concorso dei privati, languirebbero per anni ed anni.
Da parte mia, ho dato inizio ad una sottoscrizione cosi intellettualmente aristocra- tica, contribuendo personalmente con L. 200, e credo di aver fatto azione degna di Siciliano di elezione e di sentimenti, se nun di nascita; ed altre quattro oblazioni di L. 200 si sono giä assicurate.
Mi rivolgo quindi fidente alla Nobile S. V., di cui son note le preclare doti di patriottismo e di intelligenza, perche voglia associare il nome e l'obolo suo ad un'opera di restituzione artistica, che per la prima volta si tenta in Sicilia per virtü e concorso di privati. \
I nomi degli oblatori saranno incisi, a ricorso della loro benemerenza, in una ta- bella marmorea all ingresso del palazzo (1).
Gradirei molto una cortese e sollecita risposta alla presente e la promessa di una visita al monumento; voglia, Nobile Signore, accogliere in tale incontro gli atti di deferente ossequio
del di Lei devotissimo
Paolo Orsi direttore del R. Museo Archeologico di Siracusa
(Segue l'indicazione, di mano del G., probabilmente al fine di indirizzare la rispo¬sta: Dott. Prof. Cav. Paolo Orsi).
A questo, come pare dal contesto della seconda lettera che di seguito daremo, il Gargallo deve aver risposto negativamente, sollevando a quan¬to sembra la questione dell'opportunitä di dedicare denari a restauri di opere medioevali piuttosto che a ricerche, scavi, restauri di antichitü classica.
E pure era uomo di varia cultura: ed aveva girato il mondo e ie universitär ed in particolare era stato educato in Francia proprio ai tempi di Viollet le Duc!
Tanto poieva, in lui, un pregiudizio che, trascorso un altro sessan- tennio, ancor oggi vive da noi in taluni, da un lato abbagliati dai ricordi
(1) La lapide marmorea, successivamente incisa, e murata oggi nel vestibolo del- l'ala Parisio; di m. 0,613 x 0,735, porta il seguente testo: QVESTO PALAZZO / ERET- TO NELL'ETA' SVEVA / MAGIONE PATRIZIA DEI BELLOMO / NEL QVAT- TROCENTO / MONASTERO DAL SEC. XVIII AL XIX / VENNE RIVENDICATO ALL'ARTE / PER CONCORSO DI GOVERNO / DI ENTI DI PRIVATI / NEGLI ANNI 1906-1910. // CONTRIBVIRONO GENEROSAMENTE AI RESTAVRI // MI- NISTERO P. ISTRVZIONE L. 19844 / MVNICIPIO DI SIRACUSA L. 3000 / NOB. FAMIGLIA GARGALLO L. 1000 / PAOLO ORSI L. 200 / LVIGI MAVCERI L. 200 // S. E. ANT. DI RVDINI' L. 200 / SEN. GABR. BORDONARO L. 200 / M.SE C.DO DEL CASTELLVCCIO L. 200 / EVSTAC. ORTISI L. 200 / ALTRI PRIVATI L. 2023.
classici della metropoli dorica d'Occidente, dall'altro poi quasi consiglia- ti da un residuo di illuminismo deteriore a « refutare » un medioevo che non comprendono (e che da noi e documento della grande comunitä me- diterranea aragonese-catalana, anche quando non lo e piü del mondo fe- dericiano, cose tutte che anche Voltaire avrebbe amato), e che per questa loro aprioristica estraneita non riescono a rivivere neppure nelle espres- sioni artistiche.
Cosi l'Orsi replicö: e replicö in questa sua seconda, or tutta di suo pugno, e nella quäle vediamo come la vivezza della sua intuizione estetica superasse schemi, pregiudizi e sin quelle radicate abitudini e tournures d'esprit da archeologo classico che pur si comprenderebbero ed aspettereb- bero quasi in lui:
R. Museo Archeologico Siracusa
Siracusa, Ii 14 Die. 905
Illustre Signore, io Le sono estremamente tenuto per le parole deferenti che Ella, nella Sua grande cortesia, ha voluto trovare per la mia povera persona.
Figlio delle Alpi trentine io ho preso grande affetto a questa classica regione, che ho eletta come seconda patria, e nella quäle vengo da 18 anni svolgendo un vasto pro- gramma archeologico, che dai Siculi preistorici arriva sino alla decadenza bizantina. Ho lottato e lotto tenacemente contro difficoltä d'ogni maniera, che difficilmente Ella poträ concepire; e ci ho rimesso parecchio del mio (di Salute e di carriera), pur di portare a buon punto il mio programma, che altri in avvenire continuerä con mag- gior agio.
Cultore ed ammiratore profondo dell'arte classica, non posso perb negare anche al Medioevo le sue glorie artistiche: ed i restauri ora bene avviati del Palazzo Bellomo ne sono una prova evidente. La grandezza ed il fulgore del classicismo non ci deve rendere ingiusti, e farci disconoscere al Medioevo quel poco di buono che ci ha tra- mandato; l'ammirazione di [o:in] chi sente culto per l'arte si deve estendere a tutte le epoche.
E' perciö, che incoraggiato dalla Sua benevolenza, io oso tornare ancora una volta all'assalto, pregandoLa, e pregandoLa vivamente, perche il nome illustre dei Gargallo non manchi in una sottoscrizione che si inizia esclusivamente con nomi e forze sira- cusane e siciliane; un Suo rifiuto comprometterebbe, ne son certo, il successo.
Noi non Le chiediamo una grande somma, ma un contributo qualsiasi per la diffi- cile e dispendiosa opera di restauro artistico.
Mi perdonerä Ella la mia insistenza? Lo auguro e lo gpero, ed in tale fede me Le professo, colla massima stima
per devotissimo Suo Paolo Orsi direttore ecc.
Per questo contrasto fra due mentalitä che qui si adombra (o ci pa- re, privi come siamo della lettera del Gargallo che si troverä forse fra le carte Orsi), e dal quäle si esce nella direzione che Orsi intuiva appieno ed indieava nella seconda lettera, abbiamo giudicato opportuno porgere en- trambi gli scritti. Ma anche e sopratutto forse per la viva, commossa con- fessione dell'opera di tutta una nobile esistenza, che balza spontanea nella seconda di esse; e che deve fra l'altro aver scosso gli ultimi dubbi, se al
Gargallo ne restavano, la cui Casa poi contribui in effetti largamente al- l'opera, com'e noto; ma soprattutto che in noi, che di Orsi abbiamo appe- na un lontano ricordo fisico infantile, conferma l'animirazione che dai no- stri maggiori ci fu inculcata per l'opera e per l'uomo che con sovrana umilta si confuse in essa, ed in essa vive.
« ... Opera d'arte piü che documento storico vede Orsi in Palazzo Bellomo... »
RFFFRENZE 1511'.IIOC'.RAFICHE
Le ceneri di Ortigia In « Siracusa nuova » (Siracusa), 31-V-1972 La distruzione di Ortigia Con il titolo La distruzione di Ortigia - Le leggi che non contano e la ruspa, in « La Voce repubblicana» (Roma), 20-V-1969
L'ultima provincia In « Siracusa nuova» (Siracusa), 2-VIII-1969 Ancora Ortigia In «Siracusa nuova» (Siracusa), 28-VI-1969 L'era della distruzione In «Siracusa nuova» (Siracusa), 30-V-1970 Un po' di ruggine In «Siracusa nuova» (Siracusa), 17-VI-1972 Assurditä e concretezza Con il titolo Assurditä e concretezza su Ortigia,
in «Siracusa nuova» (Siracusa), 1°-VII-1972 Patrimonio distrutto Sotto questo titolo vemgono riprodotti quattro ar- ticoli apparsi in « II Meridiano dell'Isola» (Siracusa) del 1°-XI-1972 (San Sebästianello), del 15-XI-1972 (Le Fortificazioni), del 1° XII-1972 (Contraddizioni), del Natale 1972 (Via Dione): il secondo ed il quarto sono stati riveduti ed ampliati dall'A. Un semplice discorso In « Siracusa nuova» (Siracusa), 7-IV-1973 Corrispondenza fra Paolo Orsi ed il Marchese Gargallo Riproduce ana- staticamente l'articolo edito in « Arch. stor. siracusano», XIII-XIV (1967-1968), pp. 196-199, tranne le fotografie aggiunte in questa riedi- zione.
INDICE DELI.E ILLUSTRAZTONI
Palazzetto del 1698 in via del Laberinto n. 25 Pag. 5 Cantonale alla Turba (ang. via Roma con via G. M. Capodieci) » 6 Palazzo Montalto » 9 Palazzo Montalto » 10 Lavori di sventramento in via Vittorio Veneto (Mastrarua) » 13 Palazzo della Camera Reginale » 14 Corso Giacomo Matteotti - un palazzo costruito dopo lo sven¬tramento del 1936 » 17 Palazzo Midiri (giä Stateila ?) in via della Giudecca » 18 Casa Spadaro in via Roma n. 99 » 21 Cniesa di San Giovanni Battista in piazza del Precursore alla
Giudecca >i 22
Pensilina, ora rimossa, nel belvedere San Giacomo » 25
• Casa Manca in via del Consiglio Reginale » 26
La corte degli Avolio dopo l'abbattimento del palazzo seicentesco » 28
Chiesa di San Sebastianello in via Minerva, demolita nel 1963 » 31
Palazzo Montalto ' » 32 La Porta a Terra o Porta Reale, demolita nell'ultimo decennio
del secolo scorso • » 34 II Bastione Santa Lucia, demolito nell'ultimo decennio del se¬colo scorso » 36 Largo XXV Luglio: insegna turistica » 39 Porta Marina » 40 Casa Pria in via Dione, demolita nel 1936 » 41 Casa Migliaccio in via P. Picherali » 42 II Tempio di Apollo » 45 Portale barocco in via G. M. Capodieci » 46 Palazzo Bellomo » 55
Le fotografie illustrative del testo sono State eseguite da Efisio G. Picone, tranne quelle alle pagg. 31-34-36-41 tratte dall'archivio del sig. Fran¬cesco Catera. La fotografia a pag. 39 fe stata eseguita dallo Studio Abela.