Premessa Siracusa Sveva
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mappa edifici svevi in Ortigia
La politica federiciana, improntata al laicismo e all'autocrazia, farà dell'architettura, soprattutto quella militare, il suo strumento
principale. Federico sarà l'iniziatore della costruzione di una vera e propria "rete di castelli", un sistema di controllo eccezionale nel quale, emblematicamente, ogni castello rappresenterà l'Imperatore stesso.
Una prima fase architettonica vedrà Federico impegnato nel riadattamento di precedenti strutture, ma in un momento determinato della storia -1232, rivolta guelfa - egli sarà l'unico "costruttore di castelli", tanto che ne proibirà l'edificazione ad opera di privati e nel contempo vieterà il restauro di castelli di epoca anteriore alla sua ascesa al potere.
Questo progetto sarà caratterizzato dalla rapidità di esecuzione e da una creazione artistica originale che superando le precedenti esperienze (arabo-normanne e gotico - cistercensi) e innestandosi sui sostrati locali, darà a tutta l'architettura del periodo la qualificazione di "sveva".
Vedremo come, pur in contesti prettamente militari, quale il Castello di Siracusa, l'architettura sveva unirà la severità castrense all'amore per l'arte, nel pieno senso del termine. Lungo la tela muraria del prospetto, rigidamente plasmata su modelli militari, Federico II non mancherà, forte del suo senso artistico, di realizzare un portale marmoreo riccamente decorato e di incastonare, ai lati di questo, come pietre preziose, due opere d'arte ellenistica: i famosi arieti bronzei.
La visita al Castello suscita perciò il duplice interesse per l'architettura e per l'arte, in un luogo la cui bellezza paesaggistica diviene essa stessa scoperta ed emozione.
Questa costruzione si considera l'emblema dell'architettura federiciana siracusana assommando in sé tutti gli elementi distintivi dello stile dell'epoca per novità ed unicità di accenti in terra di Sicilia. Ma è ovvio che la realizzazione di questo ben noto gigante architettonico non è da considerare fine a se stessa, ma si inquadra anzi in una più ampia caratterizzazione sveva del territorio sia urbano che extraurbano.
La Siracusa sveva doveva essere particolarmente interessata da costruzioni e, probabilmente, da veri e propri assetti urbanistici, oggi purtroppo difficilmente ricostruibili, ma che, dalle poche testimonianze ancora rintracciabili, sembrano comprendere in prevalenza l'area che va dal quartiere del Castello all'attuale via Maestranza, estendendosi alla via Cavour.
Non distante dal "Castello di Federico", nell'attuale via Capodieci, negli spazi architettonici di un prestigioso palazzo svevo, sono ospitate alcune sale della Galleria Bellomo, più in là vi è una cortina muraria dello stesso periodo visibile lungo il prospetto di un casa barocca e poi, nel cuore di piazza Duomo, all'interno del complesso arcivescovile, rimane un portico relativo ad un edificio la cui planivolumetria doveva essere di grande monumentalità. Il portico fu poi trasformato in cappella e oggi è, infatti, conosciuto come Cappella Sveva .
Lungo la via Cavour, Giuseppe Agnello ricorda l'esistenza di una casa sveva, la cosiddetta Casa di Santa Lucia, demolita negli anni'50, non lontana dalla Chiesa di Santa Lucia La Piccola'.
Lo stesso studioso menziona un'altra costruzione federiciana nell'ambito del settecentesco Vaialo Bonanno in via Maestranza. Lungo la stessa strada all'interno di Palazzo Impellizzeri alcuni elementi murari tardo medievali denotano la diretta influenza sveva.
In ambito extraurbano, dalla Torre di Vendicati (con indagini da svolgere sulle saline, sulla tonnara e sulla Cittadella) a quella di Xibini , al Palatium di Targia e forse alla vicina Torretta Mulino, al Vivaio di San Cusmano, alle Case del Cantera, al Castello di Augusta (e allo stesso impianto della città), al Castrum Vetus, al Castellaccio di Lentini, al Castellum Novum, al Piverum (Biviere-diga Branciforti) e al Casale Silvestro nella contrada Bonvicino di Lentini, al Castello di Brucoli, alla Basilica del Murgo, il territorio siracusano appare punteggiato di costruzioni federiciane, che l'imperatore probabilmente non vide mai tutte, ma che rappresentavano i punti fermi per il controllo e lo sfruttamento del territorio e, nello stesso tempo, il segno tangibile della sua presenza e del suo potere.
RIFERIMENTI
Nella parte dedicata all'architettura del testo "Federico e la Sicilia, dalla terra alla corona" (pag. 367) scrive Antonio Cadei:" L'economia della mostra nella sua globalità fa emergere con una evidenza difficilmente equivocabile un dato di fondo: l'architettura esaurisce quasi da sola le valenze federiciane delle arti della prima metà del XIII secolo in Sicilia".
La struttura esistente era probabilmente pertinente ad un portico relativo forse a quella "casa dei chierici" menzionata dallo Scobar, edificata sotto Gregorio II: "Gregorius aedificavit salam ubi comedunt clerici, et duas cameras" (De rebus praeclaris Sjracusanis", Venezia, 1520 fol. 14). Il portico oggi ci appare abbastanza leggibile grazie all'intervento di restauro eseguito negli anni '80.
Benché trecentesca, il suo impianto potrebbe risalire al secolo precedente.
G. Agnello, "L'architettura sveva", 1935, pag.221 :"Sebbene non entri nelle linee di questo volume l'indagine delle influenze tardive esercitate dall'arte sveva nell'evoluzione architettonica regionale, facciamo un'eccezione per il castello di Brucoli, come quello che rispecchia, tra i monumenti superstiti, la feconda vitalità della vecchia tradizione stilistica, specialmente nelle opere di carattere militare".
5 Della casa, che doveva occupare lo spazio dei moderni civici 13, 15, 17 rimangono labili tracce nel giardinetto retrostante l'attuale negozio di ceramiche. A ricordo della piccola chiesa lungo il prospetto su via Cavour vi è una edicola che custodisce una statuetta di Santa Lucia.
Questo progetto sarà caratterizzato dalla rapidità di esecuzione e da una creazione artistica originale che superando le precedenti esperienze (arabo-normanne e gotico - cistercensi) e innestandosi sui sostrati locali, darà a tutta l'architettura del periodo la qualificazione di "sveva".
Vedremo come, pur in contesti prettamente militari, quale il Castello di Siracusa, l'architettura sveva unirà la severità castrense all'amore per l'arte, nel pieno senso del termine. Lungo la tela muraria del prospetto, rigidamente plasmata su modelli militari, Federico II non mancherà, forte del suo senso artistico, di realizzare un portale marmoreo riccamente decorato e di incastonare, ai lati di questo, come pietre preziose, due opere d'arte ellenistica: i famosi arieti bronzei.
La visita al Castello suscita perciò il duplice interesse per l'architettura e per l'arte, in un luogo la cui bellezza paesaggistica diviene essa stessa scoperta ed emozione.
Questa costruzione si considera l'emblema dell'architettura federiciana siracusana assommando in sé tutti gli elementi distintivi dello stile dell'epoca per novità ed unicità di accenti in terra di Sicilia. Ma è ovvio che la realizzazione di questo ben noto gigante architettonico non è da considerare fine a se stessa, ma si inquadra anzi in una più ampia caratterizzazione sveva del territorio sia urbano che extraurbano.
La Siracusa sveva doveva essere particolarmente interessata da costruzioni e, probabilmente, da veri e propri assetti urbanistici, oggi purtroppo difficilmente ricostruibili, ma che, dalle poche testimonianze ancora rintracciabili, sembrano comprendere in prevalenza l'area che va dal quartiere del Castello all'attuale via Maestranza, estendendosi alla via Cavour.
Non distante dal "Castello di Federico", nell'attuale via Capodieci, negli spazi architettonici di un prestigioso palazzo svevo, sono ospitate alcune sale della Galleria Bellomo, più in là vi è una cortina muraria dello stesso periodo visibile lungo il prospetto di un casa barocca e poi, nel cuore di piazza Duomo, all'interno del complesso arcivescovile, rimane un portico relativo ad un edificio la cui planivolumetria doveva essere di grande monumentalità. Il portico fu poi trasformato in cappella e oggi è, infatti, conosciuto come Cappella Sveva .
Lungo la via Cavour, Giuseppe Agnello ricorda l'esistenza di una casa sveva, la cosiddetta Casa di Santa Lucia, demolita negli anni'50, non lontana dalla Chiesa di Santa Lucia La Piccola'.
Lo stesso studioso menziona un'altra costruzione federiciana nell'ambito del settecentesco Vaialo Bonanno in via Maestranza. Lungo la stessa strada all'interno di Palazzo Impellizzeri alcuni elementi murari tardo medievali denotano la diretta influenza sveva.
In ambito extraurbano, dalla Torre di Vendicati (con indagini da svolgere sulle saline, sulla tonnara e sulla Cittadella) a quella di Xibini , al Palatium di Targia e forse alla vicina Torretta Mulino, al Vivaio di San Cusmano, alle Case del Cantera, al Castello di Augusta (e allo stesso impianto della città), al Castrum Vetus, al Castellaccio di Lentini, al Castellum Novum, al Piverum (Biviere-diga Branciforti) e al Casale Silvestro nella contrada Bonvicino di Lentini, al Castello di Brucoli, alla Basilica del Murgo, il territorio siracusano appare punteggiato di costruzioni federiciane, che l'imperatore probabilmente non vide mai tutte, ma che rappresentavano i punti fermi per il controllo e lo sfruttamento del territorio e, nello stesso tempo, il segno tangibile della sua presenza e del suo potere.
RIFERIMENTI
Nella parte dedicata all'architettura del testo "Federico e la Sicilia, dalla terra alla corona" (pag. 367) scrive Antonio Cadei:" L'economia della mostra nella sua globalità fa emergere con una evidenza difficilmente equivocabile un dato di fondo: l'architettura esaurisce quasi da sola le valenze federiciane delle arti della prima metà del XIII secolo in Sicilia".
La struttura esistente era probabilmente pertinente ad un portico relativo forse a quella "casa dei chierici" menzionata dallo Scobar, edificata sotto Gregorio II: "Gregorius aedificavit salam ubi comedunt clerici, et duas cameras" (De rebus praeclaris Sjracusanis", Venezia, 1520 fol. 14). Il portico oggi ci appare abbastanza leggibile grazie all'intervento di restauro eseguito negli anni '80.
Benché trecentesca, il suo impianto potrebbe risalire al secolo precedente.
G. Agnello, "L'architettura sveva", 1935, pag.221 :"Sebbene non entri nelle linee di questo volume l'indagine delle influenze tardive esercitate dall'arte sveva nell'evoluzione architettonica regionale, facciamo un'eccezione per il castello di Brucoli, come quello che rispecchia, tra i monumenti superstiti, la feconda vitalità della vecchia tradizione stilistica, specialmente nelle opere di carattere militare".
5 Della casa, che doveva occupare lo spazio dei moderni civici 13, 15, 17 rimangono labili tracce nel giardinetto retrostante l'attuale negozio di ceramiche. A ricordo della piccola chiesa lungo il prospetto su via Cavour vi è una edicola che custodisce una statuetta di Santa Lucia.
6 Utile parrebbe come ipotesi di lavoro, un'indagine più approfondita sulla Cripta di San Marciano a Siracusa e sulla Chiesa di Sant'Andrea a Buccheri per la presenza quanto meno di indizi d'epoca sveva, nonché sul sito del Castello Eurialo a Siracusa, che per la sua straordinaria valenza strategica, difficilmente sarebbe sfuggito alla considerazione di Federico II.