quartiere Mastrarua - Mastrarua quartiere medievale

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Ortigia
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quartiere Mastrarua

Siracusa settimo itinerario quartiere Mastrarua
Siracusa settimo itinerario-quartiere Mastrarua.
Premessa storica-storia, immagini, memoria, curiosità e…



La costa di levante, molto più estesa dell’attuale, ridotta dalle tempeste e dalle maree di grecale, fu certamente frequentata anche in epoca arcaica.
Dalla mappa di Vincenzo Mirabella, al numero 37, orientativamente in zona attuale circolo velico, antistante l’edificio postale, rileviamo che c’era la torre fatta edificare da Agatocle.
Sotto l'attuale livello del mare, a mt.1,80, nel mare antistante il Talete, ci sono le strutture di fondazione degli arsenali militari del 6/5 sec. A. C. Fondamenta e mura dirupale di epoca greca, zavorre di antiche navi, scarti di ceramica, ceppi litici di ancore e scarti di fusione del bronzo che confermano la presenza di cantieri navali, attrezzature e arsenali militari fortificati anche per la strategica vicinanza all’ingresso del porto piccolo.
Tracce di cantieri navali, attrezzature e arsenali militari sono stati ritrovati e studiati dalla locale soprintendenza anche sulla costa di via Vittorio Veneto.
La forte pendenza dei fondali della costa prospiciente l’attuale parcheggio Talete dov’erano cantieri navali attrezzati, fanno pensare che li venne costruita e varata la Syracosia, la famosa nave costruita da Archimede e donata, da Gerone II°, in seguito ad una carestia, al re di Egitto Tolomeo III° Evergete, con un carico enorme di vettovaglie, smisurate nel grano, insieme a dieci splenditi cavalli di razza.
Nella foto la Syrakosia in una ricostruzione congetturale di Guido Vallone.
Sugli scogli, parzialmente risparmiati dal terrapieno di via Dei Tolomei, all’altezza di Largo Madre Adele Scibilia delle Orsoline, tra gli scogli della zona chiamata Santa Croce e, Belvedere San Giacomo, dove sono ancora le antiche mura spagnole, sono visibili delle balate di pietra sulle quali si notano tracce di tagli e stacchi, parallelepipedi e circolari.
In epoca spagnola, in zona punta del Gallo, c’era forte del Gallo inferiore e, tra questo e il forte San Giovannello, modificato dopo il 1742, pressa a poco zona attuale circolo velico, sulla costa, dietro l'ex edificio postale, furono trovati, nel corso degli scavi condotti dalla dottoressa Basile, i basamenti di fondazione del forte Casanova, edificato tra la fine XV secolo, inizio XVI e, sotto questi, le fondazioni e i basamenti di una torre più antica di epoca ellenistica.
In zona attuale via dei Tolomei, dove sono ancora visibili i resti delle mura spagnole, c’era la piattaforma Ventimiglia edificata nel 1607.
La Marinella, a “marinedda”, u Taliu”, venne realizzata intorno al 1893, dopo l’abbattimento delle muraglie spagnole. Era una passeggiata a mare, di fronte al carcere Borbonico, edificato nel 1849.
Era elevata rispetto al piano della via Vittorio Veneto e, dall’attuale piazza Cesare Battisti, arrivava fino a forte San Giovannello e all’attuale caserma di polizia, sede un tempo degli ex magazzini del genio e panifici militari. In loco sono ancora visibili i resti di quello che fu “u Taliu” ri ‘na vota.
14-Taliu di ‘na vota. Ogni cosa co so tempu ca nu’ rura tuttu u tempu, restunu i rioddi ricchizza i l’anima ca nu’ mi po luvari. Chiuru l’occhi ie viru chiddu ca tu nu’ sai. A migghiara svulazzavunu vinennu ri luntanu ‘nta sta costa, nu’ ci sunu chiù gabbiani, tra celu terra ie mari ro taliu. Nu’ ccè chiù mancu taliu re cappuccini ie re ru frati. U mari ‘nfinitu all’orizzonti scurava u cori e cacciarati. Cummareddi aspittavunu u tunnu cu truscitedda ie addrivuzzi, sutta l’occhiu ro bobbonicu palazzu. L’acqua sbrinziava banchina ie piscaturi sbattennu nta l’antichi scogghi. Piscari mazzuneddi riva riva cu lenza ggniscata ri sadduzza. Marinari priparari nassi ie conzi ricusennu riti strazzateddi. Vicchiareddi ‘ncutugnati ri ssa vista riuddavunu appuggiati ‘nte pileri. Picciriddi spinzirati iucavumu vucianti sunnannu futuru rosi e ciuri, viaggi mari mari, vitturiusi battagli pa vita. Pattiri e nu’ truvariti accussì, vosi ristinu, ma nuddu mi po ‘rrubbari ‘sta ricchizza.
14-Talete di una volta. Ogni cosa a suo tempo ma non dura tutto il tempo, restano i ricordi ricchezza dell’anima che non mi puoi togliere. Chiudo gli occhi e vedo quello che tu non sai. A migliaia svolazzavano venendo da lontano in questa costa, non ci sono più gabbiani tra cielo terra e mare del Talete. Non si può vedere più nemmeno la costa dei Cappuccini e Due fratelli. Il mare infinito all’orizzonte intristiva il cuore dei carcerati. Le comari aspettavano il loro turno con pacchi e neonati, sotto l’occhio del carcere borbonico. L’acqua schizzava panchina e pescatori sbattendo sugli antichi scogli. Pescare pesciolini riva riva con l’amo innescato con sardina. Marinai preparare nasse e conzi ricucendo le reti stracciate. Vecchietti intristiti a quella vista ricordavano poggiati sul piliere. Ragazzini spensierati giocavamo vocianti sognando futuro rose e fiori, viaggi per mare e vittoriose battaglie per la vita. Partire e non trovarti più così, volle il destino, ma nessuno può rubarmi questa ricchezza
La statua di cesare battisti, opera di Luciano Campisi, realizzata ai primi del 900, in origine era posizionata guardando verso terra e poi solo in seguito rivolta verso il mare.
Quel palazzone obbrobrio, tra via De Benetictis e via Trento, edificato sulle rovine di decorosi palazzetti, bombardati nel 1943, venne edificato negli anni 60.
Il quartiere Mastrarua è certamente derivato dal confinante quartiere Graziella al quale è collegato tramite le vie Sarpi, Resalibera e la Bagnara.
L’attuale via Vittorio Veneto, secondo Gioacchino Gargallo, di origine spagnola- Catalana, era la via Maestra, Mastrarua, localmente "Masciarrò, e fu una delle prime strade ortigiane ad essere pavimentate nel 1795.
Era l’arteria principale di ingresso ad Ortigia, un tempo operosa e con le maggiori botteghe artigiane di falegnami, intagliatori, vasai, vetrai ecc...., prima degli stravolgimenti operati a partire dal periodo post-unitario e proseguiti fino a quello fascista.
Con l’unità d’Italia, via Gelone, ed oggi, via Vittorio Veneto, dopo l'elegante Via Maestranza, è senza dubbio la strada più bella ed interessante del centro storico di Siracusa.
L’antico quartiere medievale della Mastrarua, secondo Paolo Giansiracusa, confinava con i quartieri Graziella, Sperduta, tramite le vie Mirabella e Mendoza e finiva in via della Maestranza.
Come tutta Ortigia, anche la Mastrarua venne danneggiata pesantemente dal terremoto del 9-11-Gennaio 1693.
La ricostruzione si deve alla nobiltà della Siracusa spagnola che edificò monumentali edifici con lussuosi ingressi, elaborate scale, balconi addobbati come altari e alle spalle delle facciate principali le zone di servizio accessibili anche dai ronchi della Graziella.
Fino alla fine del XVIII secolo, la via era una successione di costruzioni di tipo catalano e barocco, poi irrimediabilmente trasformati, divisi, ampliati con soprelevazioni e ridotti a costruzioni fatiscenti con piccoli alloggi.
Nel tratto iniziale da forte San Giovannello alla Via Mirabella, a causa dell'irrazionale divisione di proprietà che ha comportato la creazione di scale improvvisate di pietra e spesso di legno, gli edifici, sono frazionati al massimo e senza i vecchi collegamenti tra il piano terra e il piano superiore.
L'isolato posto tra il Lungomare di Levante e la Via Vittorio Veneto, largo forte San Giovannello, vicolo terzo, pur conservando tranquille facciate ottocentesche, è costituito da numerosi piccoli alloggi distribuiti tra vicoli e ronchi strettissimi e bui.
Il lato ovest, architettonicamente più qualificato, è composto da alcune costruzioni nobiliari del Settecento, come quello con cantonale sulla Via Resalibera che ha prospetto uniforme e lunghissimo, e quello, civico numero 143, addossato e confinante con il ronco 5° alla Graziella, con un movimentato portale barocco, che sembrano tamponare e bloccare con forza lo sviluppo spontaneo e irrazionale della retrostante Graziella.
In questo tratto, al piano terra, ove un tempo erano le rimesse e i magazzini, negli anni 40/50, vi erano forni, barbieri, salumerie, rivendita di ghiaccio, e bottegucce che animavano e vivacizzavano la strada.
Interessante anche il palazzo al civico numero 118 con cantonale angolo via Demarete.
Nonostante le modifiche e i rimaneggiamenti lungo l’antica Mastrarua sono da ammirare:
il Palazzo Bongiovanni con ingresso e facciata principale da via Mirabella, civico numero 53, edificato nel 1772 in stile rococò su preesistenti edifici medievali distrutti dal terremoto del 1693, è uno degli ultimi esempi del barocchetto siciliano;
il Palazzo Monteforte, interessante costruzione ottocentesca, si trova in via Vittorio Veneto, civico numero 97, angolo via Mirabella, confinante con palazzo Interlandi;
il Palazzo Interlandi, ora Casa delle Orsoline, del quale rimane la sola preziosa facciata tardo-gotica ornata da eleganti bifore e da un imponente portale;
l’Oratorio e la Chiesa della Congregazione di San Filippo Neri, maestoso e solenne, col suo prospetto bianco e luminoso, uno dei gioielli dell'architettura di Giovanni Vermexio;
da Serafino Privitera sappiamo che di fronte al convento di San Filippo Neri, intorno al 1840, venne inaugurata una fontanella nuova.
di fronte, largo Santa Croce e, al civico numero76, “u Liuneddu”, la casa delle Orsoline, forse il primo ospedale per i poveri della città. In origine, l’attuale ingresso, era un vicoletto attraverso il quale si poteva accedere ad una stradella ricavata tra la muraglia spagnola e l’isolato per raggiungere largo Belvedere San Giacomo;
il Palazzo Blanco, poi proprietà Mezio, civico numero 47/49 di Via Vittorio Veneto, elegante edificio in stile liberty, capolavoro dell'architettura siracusana del Settecento con l’imponente scala esterna nel cortile, con elegante portale seicentesco, e un originale grifone sopra il concio di chiave;  
La Casa Vitale, numero civico 14 di via Vittorio Veneto, costruzione trecentesca riorganizzata nel 600 da Andrea Vermexio, con il portale d’ingresso formante corpo unico con il balcone rettilineo sul quale è una maschera fitoforme. Un corpo di fabbrica accorpato al palazzo, ma di fattura di gran lunga più modesta, fa pensare ad ambienti di supporto alla casa signorile;
al civico numero 4 della stessa via la Casa Russo, dalla bella balconata barocca;
il Palazzo Impellizzeri con ingresso principale da via della Maestranza, civico numero 111, completa la magnificenza dei palazzi del quartiere Mastrarua.

10-Matinata a santa cruci. O sarausani ca tempu di rioddi nu’ nna aviti, moderni figghi ri st’anticu scogghiu. Pena nu’ putiti aviri, piddisturu sti cosi e nu’ sapiti. L’aurora ca spunta a Santa Cruci allumina d’immenzu lu mo cori. Taliannu rittu rittu unni spunta u suli, ’n Pararisu pari sta magnificanza. U sciroccu ciuscia longhi l’unni, ca ri scuma pittunu sti scogghi. ‘N quattru culuratu i Raffaellu pari ‘mppicchiatu o liuneddu. L’arcu ra vanedda chiuri u celu tagghiannu l’infinitu fimmamentu. ‘Na vacca scivula ‘nta l’acqua, attraccannu sutta o muragghiuni. A funtanedda nova picchiulia ca cillitta spanatedda. Sarausa s’arruspigghia ié matinu.

10-mattinata alla Santa Croce. O siracusani che non ricordate, moderni figli di questo antico scoglio (Ortigia). Non potete avere pena, perdeste queste cose e non sapete. L’Aurora che spunta alla Santa Croce illumina d’immenso il mio cuore. Guardando dritto in direzione del Sole, un paradiso sembra questa magnificenza. Lo scirocco soffia lunghe onde, che dipingono di schiuma questi scogli. Un quadro pitturato da Raffaello sembra appiccicato al leoncino. L’arco del cortile chiude il cielo tagliando l’infinito firmamento. Una barca scivola nell’acqua attraccando sotto il muraglione. La fontanella nuova gocciola col rubinetto spanato. Siracusa si sveglia è mattino.
testi consultati: Ortygia, quartieri medievali n. 1 di Paolo Gianiracusa.

rielaborazione testi, progetto e montaggio a cura di Antonio Randazzo.

Siracusa quartiere Mastrarua
FINE



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