Mastrarua - Mastrarua quartiere medievale

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
Ortigia
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Mastrarua

Il quartiere della Mastrarua noto anche come l'antica "Via dei Mestieri" o "Via Mastrarua" (chiamato localmente "Masciarrò") era la zona dall’attuale Talete Via Vittorio Venero- al belvedere San Giacomo.  
Qui anticamente vi erano le maggiori botteghe artigiane di Siracusa; vi lavoravano falegnami, intagliatori, vasai, vetrai ecc.... Presso questa strada vi abitavano anche le famiglie aristocratiche di origine spagnola (di cui restano solo pochi palazzi).

confini orientativi quartiere Mastrarua



tratto da Ortygia 1 di Paolo Giansiracusa
4.1.1. La Mastrarua
La « ...Mastrarua, Via Maestra per eccellenza dei tempi catalani » (G. Gargallo), é sicuramente, dopo l'elegante Via Maestranza, la strada più della ed interessante del centro storico di Siracusa. Il suo percorso é lungo e vario e la sua destinazione nel tempo si é andata differenziando dal retrostante quartiere Graziella, sua matrice originaria.
La Mastrarua con gli spagnoli non fu più strada di pescatori ed infatti nei suoi palazzi, per la maggior parte nobiliari, accolse l'elite della borghesia siracusana.
Alla Mastrarua i signori, dei tempi catalani, avevano il palazzo e j magazzini annessi. Di questi edifici nobiliari ce ne sono ancora che, seppure manomessi, presentano il loro carattere di monumentalità attraverso gli ingressi lussuosi, le scale eleborate e i balconi addobbati come altari.
La strada era larga per consentire il traffico e le manovre delle carrozze; dietro le nobili facciate c'erano le zone di servizio accessibili anche dai ronchi della Graziella.
La monumentalità di questi edifici, massima allo sbocco di Via Mirabella, si riduce man mano che si arriva in Via Paolo Sarpi e scompare del tutto nel tratto Via Sarpi - Vicolo Bagnara per effetto della vicinanza del Porto Piccolo, luogo di commercio dei pescatori e quindi sede dei loro rifugi e delle loro umili abitazioni. Oggi, con la decadenza delle famiglie nobili, i palazzi della Mastrarua sono stati irrimediabilmente trasformati, divisi, ampliati con soprelevazioni e ridotti a costruzioni fatiscenti con alloggi piccoli come quelli della Graziella.
Nel primo tratto (dalla Via Maestranza alla Via Mirabella) la Mastrarua accoglie i palazzi delle famiglie della Siracusa spagnola: la Casa Vitale, costruzione trecentesca riorganizzata da Andrea Vermexio nel Seicento; il Palazzo Impellizzeri; il Palazzo Blanco, capolavoro dell'architettura siracusana del Settecento con elegante portale e imponente scala esterna nel cortile; la Casa Russo dalla bella balconata barocca; la Casa Mezio con elegante portale seicentesco e un originale grifone sopra il concio di chiave; il Palazzo Interlandi (ora Casa delle Orsoline) del quale rimane la sola preziosa facciata tardo-gotica ornata da eleganti bifore e da un imponente portale; il Palazzo Monteforte, interessante costruzione ottocentesca.
In mezzo a questi capolavori dell'architettura civile si erge maestoso e solenne, col suo prospetto bianco e luminoso, uno dei gioielli dell'architettura di Giovanni Vermexio: la Chiesa della Congregazione di San Filippo Neri.
Il secondo tratto (dalla Via Mirabella al Largo Forte San Giovannello) é quello che risente maggiormente dell'influenza della vicina Graziella. I suoi edifici sono frazionati al massimo: sono interrotti i vecchi collegamenti tra il piano terra e il piano superiore e ciò a causa dell'irrazionale divisione di proprietà che ha comportato la creazione di scale improvvisate di pietra e spesso di legno.
L'isolato tra il Lungomare di Levante e la Via Vittorio Veneto é di un disordine architettonico-distributivo unico; dietro tranquille facciate ottocentesche si aprono vicoli strettissimi e bui ai quali si attestano numerosi piccoli alloggi.
Il lato ovest di questo secondo tratto della Mastrarua é architettonicamente più qualificato: lo compongono infatti alcune costruzioni nobiliari del Settecento. Gli edifici più significativi sono: quello con cantonale sulla Via Resalibera che ha prospetto uniforme e lunghissimo; quello addossato al Ronco 5° alla Graziella che ha un movimentato portale barocco. Questi palazzi sembrano tamponare e bloccare con forza lo sviluppo spontaneo e irrazionale della retrostante Graziella.
In questo tratto, al piano terra, ove un tempo erano le rimesse e i magazzini ora vi sono bottegucce che danno un certo movimento umano e conferiscono alla strada una certa aria partenopea ricca di colore esterioramente ma drammatica nella sua intimità.

( negli anni 40-50 lo spazio interno del forte era adibito a deposito generale della spazzatura)

in quegli anni noi ragazzi scendevamo a mare aggrappandoci ai fori tra un concio e l'altro per bagnarci nel magnifico mare chiamato "a Santa Cruci)

visiona e ascolta il video: https://youtu.be/0vFY3WXRV9E


10
MATINATA A SANTA CRUCI
O sarausani ca tempu di rioddi nu’ aviti
moderni figghi ri st’anticu scogghiu
Pena nu’ putiti aviri
piddisturu sti cosi e nu’ sapiti
L’aurora ca spunta a Santa Cruci
allumina d’immenzu lu mo cori
Taliannu rittu rittu unni spunta u suli
’n Pararisu pari sta magnificanza
U sciroccu ciuscia longhi l’unni
ca ri scuma pittunu sti scogghi
‘N quattru culuratu i Raffaellu
pari ‘mppicchiatu o liuneddu
L’arcu ra vanedda chiuri u celu
tagghiannu l’infinitu fimmamentu
‘Na vacca scivula ‘nta l’acqua
attraccannu sutta o muragghiuni
A funtanedda nova picchiulia
ca cillitta spanatedda
Sarausa s’arruspigghia
ié matinu



foto fine 800 panoramica delle fortificazioni e forte San Giovannello


anni 50-60 il lungomare viene allargato. Nella foto è ancora visibile l'antica muraglia spagnola (residui rimangono accanto al ristorante ex arlecchino)
A quel tempo per raggiungere "facci rispirata" belvedere San Giacomo si utilizzava il passaggio-vicolo "u liuneddu" allora pubblico oggi privato inglobato nell'albergo di proprietà delle suore Orsoline



qui è visibile il muraglione prima della realizzazione del lungomare dalla parte di Belvedere San Giacomo


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