quartiere Arabo
Siracusa la Graziella, quartiere Arabo
Siracusa-la Graziella-quartiere Arabo
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La Graziella, nome tramandato dagli storici per indicare il territorio sulla costa a nord est di Ortigia, delimitato ad est da via Vittorio Veneto, già Mastrarua, a sud, dal convento dei frati Carmelitani, vie San Pietro, Resalibera, zona sacra del tempio di Apollo e chiesa di San Paolo.
In epoca greca Agorà, zona mercatale, depositi, rivendite, magazzini e depositi del porto commerciale, protetto da torri e alte mura, come confermato dalle strutture portuali ritrovate a metri 1,80 sul fondo del mare adiacente al parcheggio Talete.
Siracusa, allora Bizantina, dopo circa 9 mesi di assedio, dall’877 al 21 Maggio 878 fu conquistata dagli Arabi i quali, amministrativamente, divisero la Sicilia, in tre valli, Val di Mazara, Val Demone e Val di Noto con Capo Valle Siracusa.
Purtroppo, come avviene per consolidata regola imposta dai vincitori, i nuovi padroni Normanni, collaborati dalla religione cattolica di Stato, cancellarono ogni traccia della cultura Araba a Siracusa, sopravvissuta solo in numerosi nomi del comune parlare siracusano, a pieno titolo tramandati nei dizionari in lingua italiana e, per fortuna conservati, solo pochi disegni, frammenti di ceramica, vasellame e Mosaici.
Agli Arabi si deve l’assetto viario, radicalmente modificato e ristrutturato in modo disordinato e spontaneo con un tracciato viario costituito da vicoli e vicoletti, cortili, dammusi e un intricato dedalo di viuzze tra piccoli edifici delimitati da recinti e corti racchiuse e accessibili da portali.
Densamente abitato, per lo più, da Pescatori, Contadini, Bordonai, Carrettieri e bottegai in angusti spazi a piano terra, utilizzati anche come stalle per asini o cavalli dei Carrettieri, ricovero di attrezzi dei contadini e dei più numerosi pescatori, e con piccoli mulini, Centimoli, azionati da Muli, e trappeti per la Molitura delle Olive.
Si cucinava all’aperto in spazi di uso comune e nei cortili abitati da più famiglie.
Nonostante le tante devastazioni, razzie e uccisioni di massa di quel periodo, gli Arabi introdussero a Siracusa la coltivazione della canna da zucchero, nuove tecniche di irrigazione dei terreni, Gebbie e Saje che migliorò il lavoro e la qualità dell'agricoltura nelle fertili campagne della sicilia e di tutta la provincia di Siracusa.
Introdussero la coltivazione delle arance (برتقال), limoni (لیمو), cotone (جوسيبيوم), riso (رز أسيوي), e nuove tecniche di tessitura, le Tonnare e nuove tecniche di pesca, dolciumi e, soprattutto cultura, documentata dagli scritti tramandati dal geografo arabo Muhammad al-Idrīsī vissuto a Siracusa.
Il quartiere ancora oggi conserva in gran parte integro l’impianti viario nonostante i numerosi tentativi di demolizione totale.
Nel 1843, ad ovest dell’attuale via Emanuele De Benedictis, venne edificato quell’enorme blocco, “u dammusu”, nel tentativo di occultare le fatiscenze della Graziella e il groviglio spontaneo di case.
Nel 1853, furono demoliti i caseggiati compresi tra via Persichelli di fronte al Ramparo della torre Casanova e la Vanella della Bagnara, che comporterà variazioni dell'assetto viario e degli spazi sociali tra persone e, nel 1841, le case a piano terra del piano dei Lettighieri.
Nel 1849, su progetto dell’ingegnere Luigi Spagna, che seguì, in parte il precedente progetto Alì, venne edificato il carcere borbonico, inaugurato nel 1856, e chiuso definitivamente nel 1991.
Negli anni 30 del 900, fu scongiurato, meno male, il progetto che prevedeva una larga strada di collegamento con la via dei quattro Santi Coronati.
Largo alla Graziella, recentemente pavimentata, le vie Arizzi, delle Grazie e i vicoli Bonanni, Bagnara, sono le strade della Graziella che meglio esprimono i significati compositivi e funzionali di questo quartiere dei pescatori.
vedi anche la Graziella di Federico Fazi
la graziella di Mariarosa Malesani
vedi anche la Graziella di Paolo Giansiracusa