Epipoli Hans-Peter Drögemüller
Epipoli Hans-Peter Drögemüller
5. Lo sviluppo della città dopo il 413 a. La “fortezza naturale” [NdT: letteralmente “fortezza paesaggio”] Epipole Gli storici hanno fatto giustamente notare che per la Sicilia è stata soprattutto Si racusa ad approfittare della sconfitta ateniese in occidente¹, mentre in realtà è stato un vantaggio soprattutto per Cartagine che riuscì ad invadere la Sicilia negli anni 409-405. Quindi si semplifica troppo, quando si asserisce che la vittoria del 413 _____________________________ ⁶¹ Secondo Travlos 71 (fig. 20 p. 51) su una superficie complessiva di Atene di 215 ha, case private e strade (120 ha) con piazze pubbliche, l’Acropoli e gli altri luoghi di culto (30 ha) occupano insieme 150 ha – quindi 65 ha non sono edificati (colline e ἐρῆμα τῆς πόλεως). ⁶² Senofonte Apomnemoneumata 3, 6, 14 indica il numero di 10.000 case; Travlos, op. cit., sulla base dell’area effettivamente coperta da abitazioni reali di 120 ha, riduce questo numero a 6.000 («la superficie media delle case abitative con il relativo tratto di strada ammontava a circa 200 m²»: v. p. 71s. [greco moderno]; in riferimento a questo A. 1); con una media di 6 persone per ogni unità abitativa (“inclusi gli schiavi” v. p. 72) risulterebbe una popolazione complessiva di 36.000 abitanti. ⁶³ Swinburne III 377. V. anche Göller 40 nota 2. 97 abbia dato il via all’ “acmé syracusaine”². A partire dall’inizio del 4° secolo, Sira cusa impose la sua forza come capitale del “regno” nato dalla seconda tirannide e diventando – accanto ad Atene – il secondo centro del mondo greco³. Dionisio I, che durante la minaccia cartaginese riuscì a stabilire la tirannide e poteva addirittura essere considerato come ἄρχων Σικελίας⁴, iniziò nel 402 a forti f icare adeguatamente la sua capitale aspettandosi un nuovo scontro con il potente avversario e perpetuando la sua politica imperialistica siculo-italica. Il compito più difficile consisteva nella protezione del plateau dell’Epipole, la cui pericolosità per la città sottostante si era palesata durante l’assedio ateniese, nonostante si riu scisse alla fine a respingere il nemico. Diodoro (14, 18) descrisse in modo straordinario la costruzione del muro nord ad opera di Dionisio I (cfr. fig. 20 e Tav. XV). È altresì corretta l’indicazione della lunghezza di questo tratto di muro più antico – 30 stadi (4,5 km) dall’area dell’Eu rialo fino a Scala Greca. L’autore esagera invece, ma non eccessivamente⁵, quando asserisce che questo muro nord è stato ultimato nel giro di venti giorni. Infatti Fabricius, riferendosi al racconto di Diodoro, ha fatto giustamente notare che la pietra calcarea siracusana è relativamente facile e veloce da lavorare, persino con attrezzi primitivi⁶. Sarebbe plausibile ipotizzare il triplo del tempo per questo trat to di mura, senza i “pyrgoi” menzionati da Diodoro. In questo contesto non possiamo trattare dettagliatamente la discussione sul primo impianto della fortezza sullo sperone occidentale dell’Eurialo (secondo me la costruzione risale a un periodo più tardo) e sulla nascita del muro sud (397?) seguito ovviamente molto più tardi dallo sbarramento della Neapolis (v. p. 108s.). _____________________________ ¹ Bengtson, Griech. Gesch. 280. ² Loicq-Berger 137. È comunque azzardato (e porta anche a interpretazioni azzardate), voler comprendere i rapporti fra Siracusa e Atene a partire dal 412 sulla base del principio dell’«amitié affermie». Op.cit. 120ss. ³ Cfr. Loicq-Berger 165. 172. Per l’estensione massima del “regno” di Dionisio I in Sicilia si indi ca qui – però con riserva riguardo all’effettiva organizzazione territoriale dei rapporti di forza – l’estensione indicata da Beloch (Griech. Gesch. ²1922 III 1, 312): 20.515 km² - quindi all’incirca quattro quinti dell’isola (presi da Hüttl 19, Loicq-Berger 221). ⁴ Così nei decreti attici, per la prima volta 394/3: Dittenberger, Syll. I³ 128; a proposito Loicq-Ber ger 140 nota 2. – Bengtson op. cit. 281: «… questo potrebbe realmente essere stato il successivo titolo ufficiale». Cfr. K. F. Stroheker, Dionisio l, Wiesbaden 1958, 178ss. ⁵ Diod. 14, 18, 8; l’ipotesi è stata accettata a torto da numerosi studiosi, ultima Loicq-Berger 153: «la partie nord … surgit littéralement du sol en vingt jours», con cenno a precedenti prese di posizione A. 3. ⁶ Fabricius 12: «due operai (segano) …..in due un blocco più grande di loro, con una comune sega per metalli e questo in tre quarti d’ora»; questa è veramente un’impresa eccezionale. 98 Per quel che riguarda il Forte Eurialo (Tav. XV in basso), sono stati gli studi di Mauceri a farci comprendere che il raffinato sistema di difesa con i suoi bastioni per
l’artiglieria, i suoi sbarramenti e le gallerie sotterranee è stato costruito o anche ampliato in varie epoche⁷. Forse il complesso principale è stato costruito soltanto nell'era di Agatocle. La considerazione espressa per la prima volta da Leake 1848, secondo il quale la fortezza sarebbe stata in gran parte concepita da Archimede, è stata pienamente condivisa da Lawrence e la discussione non è ancora conclusa⁸. È comunque degno di nota che soltanto Livio (25, 25,2) parli espressamente della fortezza per il periodo della conquista di Siracusa da parte di Marcello nell’anno 212. Nella sua descrizione si intuisce ancora il toponimo per un’area originaria mente più ampia (p. 77): tumulus est in extrema parte urbis⁹ aversus a mari viaeque imminens ferenti in agros mediterraneaque insulae, percommode situs ad commea tus excipiendos; in seguito (par. 3) come arx, successivamente (par. 10) nuovamente come tumulus. Nell’opera di Diodoro (20, 29, 4.8: il fallito attacco cartaginese a Siracusa nell’anno 309) saltano all’occhio vari elementi in base ai quali supponia mo che lo storiografo, similmente a Tucidide, con il termine Eurialo non abbia inteso la fortezza ma una parte del triangolo occidentale del plateau, esteso 120 m. È evidente che alla progressiva evoluzione della poliorcetica – sia essa cartaginese o greca – corrispondeva anche un continuo perfezionamento del sistema di difesa dell’intero Kyklos attorno all’Epipole iniziato da Dionisio¹⁰. Per altro non è possibile subordinare le invenzioni delle “sciences appliquées” in quest’ambito, in particolare della balistica siracusana, agli interessi scientifici di Platone e i loro effetti sull’occi dente greco¹¹. Nel contesto della nostra ricerca non è tanto importante distinguere le diverse fasi di miglioramento del sistema murario ma tener conto del fatto che con il _____________________________ ⁷ A prescindere dai rimaneggiamenti bizantini poco interessanti per il contesto studiato. Alcune parti della fortezza – e «presumibilmente anche ampi tratti di mura» (Fabricius 3s.) sono crol lati con il terremoto del 1693. ⁸ L. Mauceri, Il castello Eurialo nella Storia e nell’Arte, Roma, ²1939. F. Krischen in F. Winter, Hellenistische Kunst in Pompeji 7 (1941) 25ss. 33. E. Fabricius, Gnomon 18 (1942) 101ss.- Per la datazione nell’età di Agatocle: Krischen op.cit., Winter, Am Journ. Arch. 67 (1963) 363ss.; cfr. Kirsten, Arch. Anz. 1964, 908. – A. W. Lawrence, Archimedes and the design of Euryalus Fort, Journ. Hell. Stud. 66 (1946) 99ss.; cfr. W. M. Leake, Topographical and historical Notes on Syracuse, Transactions of the Royal Society of Literature 3, London 1850. – F. Barreca, Nuo ve osservazioni sul castello Eurialo, Arch. Stor. Sirac. 2 (1956). Trendall, Arch. Rep. 1958-60 (Journ. Hell. Stud. 1961) 49. – Cfr. anche Pace, Arte e civiltà II 397ss. I. Scaturro, Storia di Sicilia, Roma 1950, I 368ss. K. F. Stroheker, Dionysios I., 63s. fig. 26s. Tav. 1ss. ⁹ Urbs sta qui – come anche in altri passi – per κύκλος nel senso della cinta muraria della “fortez za naturale” Epipole. ¹⁰ In merito a questo punto in generale anche Martin 202. ¹¹ Questa tendenza si trova in Loicq-Berger 154s. 99 Kyklos dell’Epipole, la cui circonferenza totale di 180 stadi è stata correttamente calcolata da Strabone 6,270, è nata quella che si è chiamata, a ragione, una “for tezza naturale”. Nell’attuale discussione questo fatto è stato sottolineato energicamente da Kirsten, ma era già stato preso in considerazione precedentemen te¹². Si commette quindi un errore «… facendo diventare la metropoli siciliana la città più grande dell’intero mondo greco solo perché le Epipole erano state in cluse nella città di Siracusa»¹³. La superficie del plateau calcareo circondata dal la cinta muraria non era né in toto né in parte coperta di abitazioni – né tanto meno destinata a tale scopo. Al contrario, come deduce Kirsten correttamente, un «Kyklos di pietra…. è stato proprio costruito nel posto in cui l’assembramento di persone non garantiva la possibilità di difendere le cortine. Le mura di pietra servivano primariamente come rifugio in aree estese, non densamente abitate… L’enorme cinta muraria di Siracusa garantiva proprio questo tipo di difesa…»¹⁴. Si deve anche evitare di immaginare numeri esagerati di abitanti per la Siracusa dei tempi di Dionisio; si presume che non abbia superato le 40 o 45.000 unità. In questo contesto l’argomentazione che si basa sulle indicazioni di Diodoro – per esempio 14, 47, 7: «en 398/7, Syracuse pouvait mettre en ligne 80.000 fantassins, plus de 3.000 cavaliers» (Loicq-Berger 219) non ci deve indurre in un duplice errore: per prima cosa Diodoro (op. cit. par. 4ss.) afferma che in questo calcolo oltre ai Siracusani sono inclusi anche i μισθοφόροι come gli alleati di Kamarina, Gela,
Akragas e presumibilmente persino (nonostante il destino di queste città dopo l’invasione del 409?) di Imera e Selinunte. Poi, volendo avvicinarsi il più pos sibile alla verità, si dovrebbero comunque dimezzare i numeri di Diodoro facendo un calcolo approssimativo dell’ipotetica forza delle truppe di tutte queste città. Riferendosi all’anno 356, Diod., 16, 20, 2, menziona per la prima volta un’altra _____________________________ ¹² Kirsten, Polis 49. 57s.; cfr. Philippson-Kirsten, Griech. Landeskunde II 608ss. Kirsten, Die Entstehung der griech. Stadt (Sitzung d. Arch. Ges. zu Berlin am 11. Juni 1963), Arch. Anz. 1964, in particolare 908s. – Già Fabricius 25s. ha sottolineato che il muro trasformava l’intero plate au calcareo in “un grande accampamento fortificato”. Egli fa anche un confronto con le Lunghe Mura (cioè le Lunghe Mura nord e sud e il Muro del Falero) di Atene la cui funzione di rifugio fortificato viene sottolineato anche da Travlos 48. – Il paragone con Atene risale a un periodo precedente (cfr. Göller 40s. con nota 3), ma le due città sono state confrontate soprattutto per ché si credeva di dover calcolare un’estensione pressoché identica dell’area urbana (edificata). Travlos 48ss. (in particolare 50) conferma le indicazioni sulla circonferenza di Atene fornite da Tucidide e anche il suo calcolo preciso delle mura, delle aree abitate ecc. 71ss. ¹³ Così Bengtson, Griech. Gesch. 281. ¹⁴ Kirsten, Arch. Anz. 1964, 908: in confronto a Messene (le cui mura costruite verso la metà del 3° secolo possibilmente fungevano come modello per le “fortezze naturali” in Etolia, Acarnania, nell’Epiro e in Tessalia); si trovano anche cenni su Elea. 100 s a r a m o t n e r b S o Fig. 20. Siracusa dopo Dionisio I. grande opera di difesa nell’area del muro nord dell’Epipole-kyklos, cioè l’Hexapylon o Hexapyla (cfr. fig. 20). Quest’indicazione è “anacronistica” perché, anche in questo impianto, il sistema di porte e cortili potrebbe risalire al 3° secolo, mentre la continua zione del muro di Dionisio sul bordo nord-est del plateau calcareo farebbe supporre l’esistenza di una struttura con porta già per l’anno 397. La funzione dell’Hexapylon era quella di proteggere, proprio vicino a Scala Greca, la discesa verso la via prin cipale che portava da Siracusa a Leontinoi ¹⁵. Su questo lato, più precisamente a est della porta, i Romani iniziarono nell’anno 213 a sferrare i loro attacchi che poi fallirono¹⁶. _____________________________ ¹⁵ Diod. op. cit. Liv. 24, 21, 7. – In riferimento a Scala Greca v. p. 15s. con nota 15. ¹⁶ Polibio 8, 3, 6; Liv. 24, 33, 9 cfr. 34, 12. 101 Questo, però, non significa assolutamente (neanche rifiutando la nostra tesi del Tròghilo) che essi assaltassero «the city walls on the north near Trogylos»¹⁷ come riportano molti studi, anche quelli di Guido. Un anno dopo, furono uno strata gemma e il caso che portarono alla conquista dell'Hexapylon¹⁸che si suppone sia rimasto conservato ancora per molto tempo¹⁹. Tra l’altro l’Hexapylon, nella de scrizione topografica tradizionale, è stato sempre nominato come porta d’ingresso al quartiere “Tyche”. Fabricius 24 precisa dettagliatamente che proprio secondo Livio e altre nostre fonti questo non può corrispondere al vero, dato che è il plateau dell’Epipole a trovarsi a sud della struttura con porta. Questa precisazione era stata già fatta precedentemente, infatti si trova già negli studi di Matthiae²⁰ del 1811. Nei testi di Fabricius si trovano alcune ipotesi convincenti riguardo all’impianto dell’Hexapylon, alle quali neanche i tentativi di spiegazione più recenti sono riu sciti ad aggiungere alcunché. Su queste stesse ipotesi si basa anche la descrizione di Böttiger e Göller (XX) come «propugnaculum seu munimentum (sive turris fuerit, seu murorum deinceps sibi succedentium – in linee parallele – exaggeratio) sex portis ita instructum, ut una alteram ordine excipiat»²¹. Alle pp. 46 e 62 avevamo fatto notare che già prima del 415 alcune fattorie si trovavano sicuramente sul plateau per il resto disabitato. Queste continuavano ad esistere anche all’interno della “fortezza naturale”, in particolare attorno all’avvallamento di terre ar gillose di Contrada Teracati – Contrada Palazzo. La piccola necropoli che si trovava lì vicino è stata poi riutilizzata durante il 4° secolo²². Allo stesso periodo risale il gruppo di tombe a Belvedere che, secondo Dunbabin, appartiene ad un insediamento rurale che allo stesso tempo assolveva anche la funzione di avamposto militare²³. Nel conte sto di questo insediamento rurale sul bordo occidentale del plateau devono essere inter pretate anche le parole di Orsi riferite poi da Fabricius 13 «che soltanto pochi poveri villaggi [?] sono stati identificati sulla terrazza, in particolare sull’estremità occidenta le presso l’Eurialo». Anche gli altri ritrovamenti sul bordo
dell’Epipole sono veramente _____________________________ ¹⁷ Secondo Guido 27 «Trogylos thought to be the present Panagia», che contiene diversi errori; più dettagliatamente riguardo all’assalto del lato est dell’Hexapylon dell’anno 213 e in riferimento all’accampamento presso Leone e – evidentemente – presso Thapsos come anche a proposito delle trattative presso la Torre Galeagra nell’anno 212: Appendice II e p. 139ss.; cfr. anche p 84ss. ¹⁸ Polibio 8, 37; Liv. 25, 24, 3.7; Plut. Marc. 18. Cfr. anche Polyain. 8, 11. ¹⁹ Cfr. anche Diodoro 14, 18, 3: ᾗ νῦν τὸ πρὸς τοῖς Ἐξαπύλοις ὑπάρχει τεῖχος. ²⁰ Fr. Chr. Matthiae, Observationes in pugnam cannensem, et obsidionem Syracusarum a Livio, Polybioque descriptam, 1811, 18s. ²¹ Riguardo al poco chiaro ῾Εκατόμπεδος (Plut. Dion 45, 3) a sud dell’Hexapylon scrive Fabricius 23: «o un santuario o una strada». ²² Gentili, Not. Sc. 1961, 405ss. cfr. Trendall, Arch. Rep. 1960/61 (Journ. Hell. Stud. 81 [1961] 49). Cfr. p. 46. 61s. ²³ Dunbabin 55; riferimento a G. Libertini, Il Regio Museo Archeologico di Siracusa, Roma 1929, 57; paragone con il gruppo di tombe della metà del 5° secolo al Plemmirio. 102 esigui: si tratta della “suburban Artemisia” di Belvedere e Scala Greca²⁴, la piccola necropoli del 4°-3° secolo di Scala Greca conosciuta da molto tempo e compren dente 81 tombe e piccoli ritrovamenti sporadici dell’ultimo periodo²⁵.