dei delitti e delle pene
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dei delitti e delle pene
DEI DELITTI E DELLE PENE BARCA AFFONDATA E MARINAIO NAUFRAGO
In quella sera d'estate umida come mai, affaticato e accaldato, rientrai subito in casa, distendendomi a pancia in aria sul letto per cercare di rilassarmi. Nonostante tutti i tentativi non riuscivo a concentrarmi su cose piacevoli, eppure in passato ero sempre riuscito ad estraniarmi dalle porcherie del mondo. Qualcosa mi rodeva dentro, non ero soddisfatto di come andavano le cose e me n'attribuivo colpa. Si anch'io avevo collaborato contribuendo alla decadenza morale della mia città, non per responsabilità diretta, ma certamente per aver delegato incompetenti, arrivisti e speculatori. Probabilmente, allora, più per ignoranza. Essermi defilato senza assumere iniziative con la scusa che, " tanto è tempo perso". E' la storia di tanti miei concittadini con i quali certamente condivido quest'apatia, forse innata, per il clima di perenne scirocco dovuto alla posizione geografia, o forse ad una sorta d'accettazione passiva, sopraffatti da un atavico senso d'inferiorità nei confronti di certi nomi e dalle solite dinastie. Non riuscivo a rassegnarmi, ma forse non volevo. Ad occhi chiusi riflettevo sui fatti della giornata viaggiando con la mente ai tanti episodi, anche della mia infanzia. Chissà perché mi trovai a pensare a tutte le volte che in buona fede, speranzoso, avevo affidato le mie aspirazioni a questo o a quell'altro personaggio. Quanti fatti conosco, per averli vissuti personalmente, o perché mi sono stati raccontati da terzi. Improvvisamente la stanza parve oscurarsi come se avessero tolto la corrente elettrica. Il muro di fronte a dove stavo scomparve, e dall'altra parte, un po' più lontano, vidi lampi di fiamme altissime che invece di emanare luce, provocavano buio. Nel buio più profondo, su una specie di trono, vi era un uomo, una sorta di gigante che non si distingueva bene in faccia. Ogni tanto vi erano lampi e tuoni, senza che piovesse e, tra un bagliore e l'altro, mi accorsi che sbavava sangue nero. Non si distingueva bene il colore a causa del buio perché il colore appare solo con la luce; non mi spiegavo perché, ma ero certo che fosse sangue, e se volete saperlo, capii subito che si trattava di un diavolo. Era circondato da altri sbavati, tutti simili a lui. Davanti a dove stavano seduti, vi era una lunga fila di persone che passavano sotto. Oltre a facce per me nuove, vidi un gruppo di compaesani, conoscenti da bambino, compagni di scuola, di chiesa, di "casino" e di strada; qualcuno, conosciuto solo di nome, altri per fatti, qualcuno visto appena, in giro o in televisione. Man mano che questi passavano davanti allo sbavato, s'infilavano l'ago di una siringa nel braccio, la riempivano di sangue, e con essa, ad uno ad uno, firmavano il foglio che tenevano in mano. Appena finivano di apporre la firma, l'immediata metamorfosi, anche costoro sbavavano sangue nero. Prima di consegnare il foglio allo sbavato né leggevano il contenuto. "Mizzica"! Pensai: la cosa puzza, cosa sta succedendo? Avvicinai l'orecchio per sentire meglio. Dopo essersi qualificato con nome e cognome, udii che ognuno enunciava: "L'ANIMA DIAMO, A CONDIZIONE CHE LA CITTÀ' RESTI SEMPRE DISORGANIZZATA, SENZA PIANIFICAZIONE E PROGRAMMAZIONE, STRADE DISSESTATE, PIENE DI BUCHI, SUDICIUME, SPAZZATURA A MONTAGNE, PALAZZI COSTRUITI SENZA PROGETTAZIONE, E TUTTE LE PENE DI SEMPRE, PER SEMPRE A NON FINIRE PER L'ETERNITÀ. CHI MUORE E CHI CAMPA EMERGEREMO SEMPRE ANCHE E SOPRATTUTTO IN TEMPI DI CRISI. Conoscendo la mia città da quando nacqui, non m'impressionai, perché nulla è cambiato da allora, solo la successione di persone. I gruppi affaristici e gl'intriganti hanno cambiato aspetto, immagine, si sono smaliziati, ma le porcherie sono sempre identiche. Incominciai a riflettere, finora non né avevo avuto il tempo, distratto com'ero a guardarli in faccia. "Mizzica"! Per dirla pulita, mi dissi: guarda questi figli di "puttana" cosa stanno combinando! Per amore del potere hanno venduto l'anima! Alla faccia loro "figli di cosaccia sporca"! Pensando questo e non sapendo cosa fare, in fila non c'era più nessuno, in quanto tutti avevano consegnato il foglio allo sbavato, questi, si alzò in piedi, per tutta l'altezza, sbuffando e vomitando fuoco dalla bocca, sicuro di se, altero a voce alta, gridò: io, disse il nome, che non capii perché sembrò straniero, in nome di mio padre, e di tutti i miei compagni, tutto questo m'impegno, vi do e vi consento, così dico e così sia. Unico limite, stabilito da Chi conta più di tutti, che sta in alto, e che qui non si può nominare, la gente come voi, anche se si profuma, si liscia, si lava, non può fare a meno di lasciare puzza dove passa". All'istante la cosa non mi fu tanto chiara, ma poi capii. Girando per la città e dintorni, la puzza che si sente é quella delle loro persone. Ho sempre ritenuto che fosse il lezzo della fognatura causato dallo scirocco! Sono loro "figli di prostituta"! Mi soffermai sul lato positivo della situazione, dicendomi: meno male, almeno avremo la possibilità di non lordarci, sapendo chi sono. Il loro lezzo, come una carta d'identità, sarà l'etichetta che ci consentirà di riconoscerli a " naso". Non potei fare a meno di riflettere tra me e me, ma per tutti in generale, guarda come la sete di potere, di ricchezza e la perfida arroganza di certa gente, non ha limiti. Brutte bestie! Tanta fu la rabbia che stavo per mettermi a piangere. Persi la pazienza e li apostrofai: ladroni puzzolenti! Sporchi delinquenti! Figli di…….! Non volete capire che siamo stanchi di voi e delle vostre malefatte, farete una brutta fine! Stracciate quel foglio, prima di finire all'inferno, come se già non ci fossero! Ora avete rotto a tutti le scatole! Pensate d'esser furbi solo voialtri! Sapete che lo siamo più di voi! Lasciate la presa e toglietevi le mani da li altrimenti ve le tagliamo! Cosa vi siete messi in testa, soprassedete prima che vi stacchiamo la testa dal collo! Uomo avvisato è mezzo salvato! Imbestialito, stavo per saltare, allo scopo di acchiappare quei puzzolenti per picchiarli e fargliela pagare una volta per sempre, quando udii una voce dolce, suadente che chiamava qualcuno, come una cantilena: vieni qua, vieni qua, non ti curare di loro ma guarda e passa. Di nuovo: vieni qua, vieni qua. Mi voltai a guardare chiedendomi se l'avessero con me? Non molto lontano, vidi una luce intensa che quasi m'accecò, tanto era abbagliante. Il buio di prima, non c'era più, e non c'erano più né lo sbavato maledetto, né tutti i suoi servi. Stavo uscendo pazzo, che cavolo mi stava succedendo, pensai, dove sono, non stavo acchiappando i puzzolenti? Guardai meglio e vidi come tutti i colori dell'arcobaleno dopo la pioggia, un gruppo di persone, uomini e donne, ballavano e cantavano al suono di musiche celestiali. Un intenso odore di pulito nell'aria, mi riempiva il naso e i polmoni e, quell'atmosfera, mi estasiavano in un tutt'uno con gli astanti. Un'eterea figura femminile, staccatasi dal gruppo d'altre belle figliole che le stavano intorno, dimenandosi, mi fece segno con un gesto della mano. Era lei che aveva parlato prima e continuò dicendomi: vieni qua, vieni qua, figlio ingenuo bonaccione, bocca di latte, parla con me, perché ti fermi a perdere tempo? Ne hai tante cose da fare, disinteressati di loro e vai per la tua strada, scrollati le scarpe e prosegui, "non ti curar di loro ma guarda e passa"