tonnara di San Giorgio
Gioiosa Marea tonnara di San Giorgio
A levante di Gioiosa, oltre la roccia di Capo Calavà, si trova la contrada San Giorgio dove (prima ancora della fondazione di Gioiosa Guardia) si conduceva una vita marinara basata sulla pesca.
La storia della contrada di S. Giorgio si identifica con quella della sua Tonnara, della cui esistenza si hanno notizie sin dal XII secolo.
La tonnara di San Giorgio si estende verso il Mar Tirreno a nord-est della città di Messina.
Sui ruderi dell’antica tonnara della famiglia Cumbo-Borgia, sita nel comune di Gioiosa Marea, alla fine degli anni ‘90 è stato posto dalla Soprintendenza di Messina un doppio vincolo, architettonico per il Palazzo, ed etnoantropologico per tutta l’area di estensione della Tonnara che fronteggia la spiaggia di San Giorgio. Ora la Tonnara risulta essere proprietà di una società, la Canalis, dopo l’assegnazione fatta dal curatore fallimentare dell’ultima impresa che ha gestito la Tonnara. Così, anzichè un museo del mare, oggi il progetto della impresa Canalis, che fa capo alla famiglia Lisciandro dei supermercati Conad, è quello del recupero del Palazzo per indirizzarlo a una fruizione turistico-ricettiva, iniziativa che potrà attingere, agli incentivi promossi dal Por Sicilia, la stessa Regione il cui diritto di prelazione sull’immobile, per motivi “scogniti” non è andato in porto. Questa è la descrizione della situazione di fatto. Per quanto riguarda la situazione di diritto già Italia Nostra e la stampa locale (http://www.centonove.it/…/circuito-delle-tonnare-non-ce-gi…/) a luglio denunciava il pasticcio legale-burocratico senza precedenti attorno ai resti della Tonnara di San Giorgio. Infatti pur avendo la Regione siciliana in data 24 settembre 2010 n° prot. 2345 decretato l’acquisto in via di prelazione dell’immobile, notificandolo in data 27 settembre alla Soprintendenza di Messina e allo stesso Curatore fallimentare, contro ogni aspettativa la proprietà dell’immobile, su cui continua a gravare il vincolo storico architettonico del D.A. n. 2652 del 2 novembre 1990, veniva assegnata ai privati. Il colmo dei colmi sarebbe quello di assistere all’assegnazione di contributi POR all’iniziativa privata per la valorizzazione turistico-ricettiva del Palazzo della tonnara scippato alla Comunità di pescatori del borgo marinaro.
Notizie più dettagliate si hanno
a partire dal 27 giugno 1407, quando la Tonnara fu donata da Re Martino alla
famiglia Orioles, che la mantenne fino al 1584, anno in cui morì Don Cesare
Orioles, ultimo barone della fa[1]miglia. Nel 1600 la figlia
di Don Cesare, Donna Flavia si sposò don Francesco Ma[1]stro
Paolo portando come dote la baronia e la Tonnara di San Giorgio. L’ultimo
barone Mastro Paolo fu don Giovanni che, non avendo figli nomi- nò nel 1720
erede universale il Convento di S. Francesco d’Assisi di Paler[1]mo. La Tonnara venne così
affidata a diversi affittuari, i quali, non avendo rica[1]vato
grossi guadagni dalla pesca, abbandonarono la struttura, che rimase inattiva
fino al 1571, quando fu acquistata all’asta da Cesare Mariano D’Amico,
investito del titolo di barone di S. Giorgio. Dopo cinque mesi dall’acquisto,
Cesare Mariano morì, lasciando erede il primogenito Cesare Francesco Carlo che
nel 1758, finiti gli studi nel reale Collegio Borbonico dei padri Teatini di
Palermo, pensò di riattivare nel 1775 la tonnara; Francesco Paolo si andò via
via specializzando nel settore tanto da scrivere nel 1816 “Osservazioni
pratiche intorno alla pesca, corso e cammino dei tonni” ; fu questo il periodo
di maggiore floridezza per la tonnara. Negli scritti si legge che la tonnara si
calava con 120 ancore (30 nei tempi antichi), di 5 o 4 quintali. Vi erano sette
palascarmi due dei quali chiamati “Scieri”, lunghi 70 palmi (un palmo
corrisponde a 25 cm circa) e larghi 10 e 20 palmi, servivano per le grosse
mattanze. La tonnara si estendeva, da est a ovest per 200 canne (400m) e si
collocava normalmente a 500 canne di distanza da terra. Il pescato veniva
collocato in barili di legno e destinato ai grossi mercati tradizionali come
Napoli, Salerno e Messina.
La struttura architettonica della Tonnara si
sviluppa su due livelli: un piano terra con magazzini e depositi, in cui si
svolgevano le attività legate alla pe[1]sca, ed un primo piano,
residenza estiva dei proprietari. Tonnara andata / di corsia Si Tonnara di
ritorno - Proprietà attuale Pubblica Comunale Gestione In attività sino al 1407
- 1970 Destinazione attuale Oggi di questa preziosa testimonianza di una cultura
marinara che aveva re[1]sistito quasi per un
millennio, non restano che alcuni brandelli della parte abitativa e tutti i
beni mobili superstiti (palischermi, galleggianti, ancore di enormi dimensioni)
giacciono oggi abbandonati sull'arenile. I resti di due enormi palischermi, che
per tempo immemorabile avevano resistito alle piu’ terribili intemperie, sono
andati distrutti da un incendio. Dimora degli ultimi proprietari Cumbo,
sopravvissuta alle colate di cemento che hanno demolito e cancellato per
sempre l'intera struttura per la realizzazione di piccoli
residence turistici. Dell'assetto originario dei manufatti è rimasto solo
l'impianto planimetrico e la volumetria. Il vecchio edificio, inserito tra i
nuovo corpi, si presenta sventrato e in grave stato di degrado.