Catania - Sicilia

Antonio Randazzo da Siracusa con amore
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Il Castello Ursino è un castello di Catania, fondato da Federico II di Svevia nel XIII secolo. Il maniero ebbe una certa visibilità nel corso dei Vespri siciliani come sede del parlamento e residenza dei sovrani aragonesi fra cui Federico III. Oggi è sede del museo civico della città etnea. Storia Il Castello Ursino fu voluto da Federico II e sorse fra il 1239 ed il 1250. L'imperatore aveva pensato il maniero all'interno di un più complesso sistema difensivo costiero della Sicilia orientale (fra gli altri anche il castello Maniace di Siracusa e quello di Augusta sono riconducibili allo stesso progetto) e come simbolo dell'autorità e del potere imperiale svevo in una città spesso ostile e ribelle a Federico. Il progetto e la direzione dei lavori furono affidati all'architetto militare Riccardo da Lentini che lo realizzò su quello che allora era un imprendibile promontorio di roccia sul mare, collegata con un istmo alla città ed alle mura cittadine. Fu dotato anche di un imponente fossato e ponte levatoio. i Vespri siciliani All'interno del castello si vissero alcuni dei momenti più importanti della guerra del Vespro. Nel 1295 vi si riunì il parlamento siciliano che dichiarò decaduto Giacomo II ed elesse Federico III a re di Sicilia. Nel corso del 1296 il castello fu preso da Roberto d'Angiò e successimente espugnato nuovamente dagli aragonesi. Nello stesso anno probabilmente vi nacque Luigi d'Angio figlio di Roberto e futuro re di Napoli. Re Federico abitò a partire dal 1296 il maniero, facendone la corte aragonese e così fecero anche i successori Pietro, di Ludovico, Federico IV e Maria. Inoltre la sala dei Parlamenti fu nel 1337 anche la camera ardente per la salma di re Federico III. Nel 1347 all'interno del castello venne firmata la cd. pace di Catania fra aragonesi ed angioini. Finiti i Vespri, il castello, dimora di Maria di Sicilia, fu teatro del rapimento della regina da parte di Guglielmo Raimondo Moncada nella notte del 23 gennaio 1392, per evitare il matrimonio con Gian Galeazzo Visconti. Con l'avvento di Martino I di Sicilia il castello divenne nuovamente corte del regno. Alfonso il Magnanimo riunì il 25 maggio del 1416, nella sala dei Parlamenti del castello i baroni e i prelati dell’Isola per il giuramento di fedeltà al Sovrano e fino al 30 agosto vi si svolsero gli ultimi atti della vita politica che videro Catania come città capitale del regno. Nel 1434 lo stesso re Alfonso firmò nel castello l'atto con cui concedeva la fondazione dell’Università di Catania. Nel 1460 si riunirà nel castello Ursino il primo Parlamento del periodo aragonese-castigliano presieduto dal viceré Giovanni Lopes Ximenes de Urrea. Inoltre al suo interno morì nel 1494 don Ferdinando de Acuña viceré di Sicilia . Verrà sepolto in Cattedrale, nella cappella di S.Agata. Nel XVI secolo venne costruito un bastione detto di San Giorgio a difesa del castello ed eseguite alcune modifiche in stile rinascimentale. La decadenza Dopo il XVI secolo con l'introduzione della polvere da sparo il castello non ebbe più un ruolo militare e fu adibito a prigione. Nel 1669 la colata di lava che investì Catania arrivò attorno al castello e pur non intaccandone le strutture colmò il fossato, coprì i bastioni e spostò per alcune centinaia di metri anche la linea di costa. Il terremoto del 1693 provocò una serie di danni alle strutture. Ristrutturato, accolse le guarnigioni militari prima piemontesi (1714) e quindi borboniche, assumendo anche il nome di Forte Ferdinandeo. Nel 1837 fu adibito a prigione. Oggi Acquisito nel 1932 dal comune e sottoposto a restauri oggi il castello si trova in pieno centro storico ed è adibito a museo civico di Catania. È attualmente in restauro. Il nome Ursino Probabilmente il nome di "Ursino" dato al castello deriverebbe da Castrum Sinus ovvero il castello del golfo. Architettura La costruzione, è di forma quadrata con torrioni ai suoi angoli alti 30 metri, due torri minori a base semicircolare ai lati (in origine erano quattro). Misura 63 metri di lato con muri larghi 3 metri. L'ingresso, semplice, ha sopra in una nicchia una scultura raffigurante un'aquila sveva che afferra una lepre. Al suo interno si sviluppava la corte e vi rimane un bel cortile con scala esterna in stile gotico-catalano. Funzionalmente combinò sia la funzione di reggia (palatium) che quella di maniero (castrum).



La Porta Garibaldi, un tempo Ferdinandea, può essere portata come esempio di quello stile costruito attraverso effetti scultorei, lampi vibranti di luci ed ombre, contrasti di colore e, insieme, di materie differenti combinati in ordinate alchimie ottiche di grande potenza emotiva. Al gioco strutturale e materico si somma quello psicologico e simbolico legato, da sempre, all’idea della "porta" (qui più precisamente di un arco trionfale) che vive di vita propria, slegata da un argine, un muro divisorio o un confine. Questo monumento fu realizzato, su disegni di Stefano Ittar, nel 1768 allo scopo di celebrare degnamente il matrimonio di Ferdinando IV di Borbone con Carolina d’Austria. In alto, sul fastigio dove ora è un orologio, era un grande medaglione con i ritratti dei due sovrani; in odio ai Borbone parte dell’iscrizione dedicatoria venne barbaramente cancellata. Con la fine della dominazione borbonica mutò anche il nome della porta, da Ferdinandea a Garibaldi, ma i Catanesi la riconoscono come il "Furtino", per una erronea associazione con il fortino del duca di Ligne di cui esiste una porta nelle vicinanze di via Sacchero, all’interno dello stesso quartiere. Ponendosi di fronte all’arco e guardando verso la via Garibaldi si scorge, lontana ed armoniosa, la cattedrale dedicata a S. Agata; la porta, quindi, chiude un discorso architettonico cominciato in piazza Duomo) da cui parte la via Garibaldi che incastona la gemma quadrata della piazza Mazzini per gettarsi, dopo un lungo percorso rettilineo, nel traffico) e nell’anonimato della città moderna.

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