Galleria p. Bellomo
PALAZZO BELLOMO
Musei - Palazzo Bellomo a Siracusa
di Paolo Giansiracusa
http://www.antoniorandazzo.it/monumenti/palazzo-bellomo.html
La collezione artistica del Museo Bellomo esiste ufficialmente dal 1940, ed era composta allora da un esiguo numero di opere e reperti che andavano dall’epoca bizantina al tardo barocco.
Dopo lunghi restauri, curati dal 1905 al 1942 sul progetto di Sebastiano Agati, i palazzi Bellomo e Parisio divennero un museo. Nel 1958 il progetto di Enzo Fortuna portò ad altri restauri e a un rinnovamento dell’esposizione.
Un ulteriore cambiamento sopravvenne nel ’76, grazie al restauro conservativo di un cospicuo numero di opere d’arte. Contemporaneamente, il Museo di Palazzo Bellomo diventava Galleria Regionale.
C’è stato ancora un restauro dal 1991 al ’93, reso necessario dai danni causati dalla scossa sismica del 13 dicembre 1990. Oggi la Galleria è uno dei più importanti musei della Sicilia.
Il sistema espositivo è cronologico, e la mostra si estende su cinque sale al piano terreno e tredici al primo piano. Al piano terra potete trovare reperti dell’età bizantina, frammenti architettonici, stemmi e sculture dall’età normanna al Settecento, pitture di madonnari cretesi-veneziani.
Alle pareti del cortile del Palazzo Parisio, nel cortile delle Palme e nel portico di Palazzo Bellomo sono murati elementi architettonici medievali, rinascimentali e barocchi provenienti dalle fortificazioni, dai palazzi e dalle chiese di Ortigia trasformati o distrutti. Al piano superiore sono esposti plastici urbani, ceramiche, paramenti e oggetti sacri, presepi in cera, legno, stucco e cartapesta, statue lignee e opere pittoriche provenienti da donazioni, da acquisizioni e da chiese e conventi sconsacrati di Siracusa e di numerosi centri della Sicilia orientale. La Galleria è costituita dai Palazzi Bellomo e Parisio, unificati nel 1725 quando il Monastero Benedettino, già insediato nel trecentesco palazzo del Barone del Cassaro, inglobò nel suo organismo architettonico gli spazi duecenteschi e quattrocenteschi della casa della famiglia Bellomo, a quel tempo ormai in possesso dei Salonia.
I due palazzi, con le loro vicende storiche e costruttive, rappresentano una pagina luminosa del passato e del presente artistico della città di Siracusa. Le strutture più antiche di Palazzo Bellomo risalgono al secondo quarto del tredicesimo secolo e appartengono sicuramente al programma costruttivo promosso personalmente da Federico II di Svevia con lo scopo di dotare la città di una serie di edifici fortificati. Dell’età sveva il palazzo conserva il primo ordine del prospetto fino a un’altezza di metri 7.50. Come è chiaramente visibile grazie al paramento murario a conci squadrati che nella parte più antica è caratterizzato dalla presenza di blocchi più piccoli con la superficie a vista non lisciata. Appartengono anche all’edificio originale il portale ogivale in marmi policromi riutilizzati, le due monofore del settore ovest del prospetto, gli ambienti del fronte sud del palazzo, le strutture verticali e le arcate ogivali del portico. Le trasformazioni radicali avviate nell’ultimo quarto del quattordicesimo secolo e concluse nel primo quarto del secolo successivo mutarono l’aspetto severo dell’edificio svevo e contribuirono alla creazione di una luminosa casa catalana.
Fu certamente nel clima del rinnovamento edilizio cittadino incoraggiato dalla Camera Regionale che Palazzo Bellomo vide sorgere al suo interno la monumentale scala scoperta e l’ariosa loggia del piano nobile. Nei prospetti esterni, sopra l’ultimo filare di conci duecenteschi, fu addentellato un nuovo paramento murario con conci squadrati più grandi e dalla superficie a vista liscia. Il primo ordine fu chiuso con una semplice cornice marcapiano; nel secondo ordine la muratura fu ritmata con ampie trifore catalane. In seguito ai danni del terremoto del 1693, dopo varie vicende, nel 1695 il palazzo fu venduto dai Bellomo al sacerdote siracusano Mario Salonia “e poi dalla sua pronipote Dorotea rivenduto nel 1725 al contiguo monastero di San Benedetto”. Infine, nel 1901, fu ceduto all’Amministrazione delle Belle Arti. Il Palazzo Parisio, unito strutturalmente e giuridicamente al Palazzo Bellomo nel 1725, quando il Monastero Benedettino fu ingrandito, fu fondato verso la prima metà del Trecento. Nel 1365 apparteneva al barone del Cassaro Pietro Parisio, il quale lo cedette al monastero di San Benedetto, di cui era badessa sua sorella, Suor Cesarea del Cassaro, monaca professa del Monastero di Santa Maria delle Monache. Del palazzo originario restano solo poche strutture architettoniche nel portico e nel vestibolo. Nel portico due ampie arcate ogivali, risolte con conci squadrati di calcare bianco disposti a ventaglio, poggiano su un antico frammento di colonna di granito rosso sormontata da un capitello in marmo bianco dell’età classica, abilmente riutilizzato. Per il resto la costruzione ha un carattere prettamente barocco derivante dalla radicale ristrutturazione attuata dopo il terremoto del 1693. Il portale con ventaglio di bugne e la lunga gelosia panciuta sono i segni indelebili del nuovo gusto che caratterizzò la ricostruzione di Ortigia agli inizi del Diciottesimo secolo.
La galleria regionale di Siracusa
è fresca di un minuzioso lavoro di restauro e riordinamento.
La ospitano due palazzi gotici, palazzo Parisio e Palazzo Bellomo (dei secoli XIII-XIV), di notevole interesse artistico di per se stessi.Il piano terreno conserva le strutture dell'originale costruzione duecentesca di epoca sveva, e vanta un bel cortile con portico e una scalinata. Il Cortile della Palma, decorato da stemmi provenienti da palazzi e monumenti di Siracusa demoliti, è invece del secolo XVIII.
Il patrimonio artistico esposto documenta l'evoluzione dell'arte nella Sicilia orientale, e in particolare a Siracusa, dall'epoca bizantina (secolo VI), araba e arabo-normanna, fino al XVIII secolo.
Notevole consistenza ha il patrimonio relativo alla pittura e alle arti decorative, come paramenti e arredi sacri, gioielli, ceramiche policrome, terrecotte, statuette di presepe e miniature.
Gli oggetti esposti provengono in gran parte da chiese e conventi soppressi dopo l'Unità d'Italia, e furono qui trasferiti nel 1940 dal Museo archeologico, di cui facevano in precedenza parte.
L'opera più celebre di proprietà della galleria è senz'altro il Seppellimento di Santa Lucia del Caravaggio, già nella chiesa di Santa Lucia. Attualmente è in corso una discussione sulla collocazione definitiva del dipinto, conteso fra la galleria stessa, la chiesa di Santa Lucia, e sedi espositive provvisorie.
Altrettanto celebre è l'Annunciazione di Antonello da Messina, dipinta nel 1474, reduce da un delicatissimo restauro che ha finalmente rimediato in buona parte allo stato gravemente lacunoso in cui era giunta fino a noi.