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Pacchiotta
Tratto da Palori a Tinchitè di Carmelo Tuccito
vedi anche:http://www.antoniorandazzo.it/files/9---LOCANDINA-GLOSSARIO-PDF.pdf
Se chi era eccessivamente magro veniva chiamato Don Sucasimmula, per contrapposizione il popolo siciliano dava il nomignolo di Pacchiotto a chi era particolarmente grasso, che di solito non era tanto intelligente.
La versione siracusana era Pacchiotta, una voce che trae origine da PACCHIA con cui una volta si indicava la pastura preparata dal contadino per fare ingrassare le bestie domestiche, in particolare i porci. Ad essi, serviti di tutto punto, restava solo la "fatica" di mangiarla. Da lì il significato attuale del termine e nello stesso tempo il vezzo dei bambini della mia generazione di paragonare scherzosamente al maiale un loro coetaneo piuttosto pasciuto (Por- curossu) e la consuetudine dei grandi di apostrofare un adulto in sovrappeso con l'espressione S'hafattu quantu 'nporcu!
A sua volta pacchia deriva da PACCHIARE che vuol dire "mangiare con ingordigia", un verbo di probabile origine onomatopeica P..cc... che è il rumore che fanno i maiali quando masticano frettolosamente il pastone. Alla graziosa contadinella, bene in carne, che al marcato colorito roseo aggiungeva un carattere gioviale, si dava, senza intenzione di offenderla, l'affettuoso appellativo di Pacchianedda come, per l'appunto, recitano i versi di una canzoncina in voga nel primo Novecento: Si 'grazziusa, si 'pacchianedda, Maruzza bbedda t'haju 'a spusar...
Se, oltre ad essere abbastanza in carne, la signorinella trasmetteva un pizzico di sensualità, i giovanotti la denominava simpaticamente Pacchianuna.
L'epiteto di Pacchiotta, molto diffuso in Sicilia, non trova riscontro né tra le maschere del nostro Teatro, né tra le pagine della letteratura siciliana in genere, che ne potrebbero giustificare l'origine.
Il personaggio Pacchiotta è solo frutto dell'immaginazione della nostra gente, anche se tanti, per le loro caratteristiche fisiche e loro malgrado, si sono visti attribuire tale appellativo.
Ci risulta che all'anagrafe di qualche piccolo Comune siciliano è registrato qualche Pacchiotta, segno che la voce è antica e che esistono ancora cognomi derivati da vecchi soprannomi.
Il termine Pacchiotta ha acquistato vasta diffusione da quando è stato usato come metafora di persona che dalla sorte ha ottenuto troppo dando in cambio poco o niente, come traslato di individuo in genere che, senza sapere come, si è trovato a vivere nella pacchia o nella cuccagna.
Quando succede che queste persone, che improvvisamente e per puro caso si sono trovate ai vertici della società, in campo economico o in quello politico ed altrettanto improvvisamente, per loro colpa o perché la fortuna è cambiata, si ritrovano in una situazione diffìcile o addirittura peggiore di quella di par¬tenza, si attribuisce loro il wellerismo Fari 'a fini di Pacchiotta.
Oggi si continua a dire che Fa 'a fini di Pacchiotta quel personaggio, noto a tutta la comunità, che passa dall'altare alla polvere, da una situazione di opulenza o di potere all'altra del tutto opposta di magra o di debolezza.
Considerata la connotazione negativa che, in senso proprio, la voce Pacchiotta ha consolidata nel tempo, adesso solo a sentirla pronunciare, ci muove inconsapevolmente al riso, però non ci richiama più, come una volta, una persona grassa da deridere, sia perché la medicina ha scoperto che l'obesità può essere causata da una disfunzione organica o da una cura farmacologica, sia perché ad essa si accoppia spesso l'handicap mentale e sarebbe impietoso fare della stupida ironia su un soggetto svantaggiato Anche nel caso come questo sull'obesità, come in quello del capitolo pre¬cedente sulla magrezza eccessiva, risulta logico e pertinente il detto del mio portinaio, basta invertire l'ordine dei due termini: Cu 'mangia assai mangia picca (Chi mangia molto mangia di meno perché si ammala e muore prima di chi mangia poco).